Nell’ultimo anno e mezzo di scuola, la didattica a distanza ha caratterizzato le vite di milioni di studenti e studentesse in tutta Italia. Sono emerse nuove difficoltà e diseguaglianze, sia nella disponibilità dei device, sia nelle competenze necessarie per affrontare il mondo digitale che si è loro aperto davanti. Si pone quindi oggi il problema di comprendere una nuova dimensione della povertà educativa, la povertà educativa digitale.

Con questo scopo Save the Children ha realizzato uno studio pubblicato nel report “Riscriviamo il futuro: una rilevazione sulla povertà educativa digitale”, per inquadrare, comprendere e misurare questo fenomeno attraverso nuovi strumenti in grado di fornire informazioni utili sull’incidenza della povertà educativa digitale e i fattori che la determinano.

Durante la didattica distanza, nascosti dagli schermi dei pc, gli studenti si sono sentiti spesso spaesati e invisibili al mondo degli adulti e incapaci di immaginare un futuro migliore. Or dunque, cos’è la povertà educativa digitale? È la privazione delle opportunità per apprendere, sperimentare, sviluppare e far nascere talenti e aspirazioni attraverso l’utilizzo responsabile, etico e creativo degli strumenti digitali.

Dal rapporto emergono dati estremamente interessanti. Ad esempio, il fatto che un percentuale significativa di studenti sotto i 13 anni mostri profonde lacune nell’utilizzo degli strumenti informatici, nonostante siano definiti “nativi digitali” e l’immersione digitale subita nell’ultimo anno. Percentuali così alte non dovrebbero stupire, dato che fino a qualche mese fa, l’82% degli intervistati ha dichiarato di non aver mai utilizzato strumenti digitali a scuola, percentuale che si assesta al 32.5% per la lavagna interattiva multimediale (LIM).
Dai risultati della ricerca, emerge inoltre che circa un quinto (20,1%) dei minori che hanno partecipato all’indagine non è in grado di rispondere correttamente a più della metà delle domande proposte per valutare le competenze di base nell’utilizzo degli strumenti digitali, come  identificare una password sicura, condividere lo schermo durante una videochiamata (1 su 10), inserire un link in un testo, scaricare un file da una piattaforma della scuola (29,3%), utilizzare un browser per l’attività didattica (32,8%). Tra gli studenti partecipanti allo studio, coloro che dichiarano di non avere a disposizione nessun tablet a casa sono il 30.4%, mentre il 14.2% afferma di non avere un personal computer. Più della metà (54%) vive in abitazioni dove ciascun membro della famiglia ha a disposizione meno di un dispositivo. Dall’analisi svolta sul campione emerge chiaramente che la condizione socio-economica delle famiglie ha una grande influenza sul livello di competenze digitali dei figli: maggiore il titolo di studio dei genitori, minore sarà l’incidenza sulla povertà educativa dei figli. Il fattore socioeconomico spiega anche la presenza di strumenti informatici quali tablet e pc all’interno dei nuclei familiari.

Per condurre l’indagine, è stato utilizzato un nuovo strumento di rilevazione, elaborato in collaborazione con il Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media all’Innovazione e alla Tecnologia (CREMIT) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e della Prof.ssa Monica Pratesi, Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa. L’AbCD -Autovalutazione in base delle Competenze Digitali, ha l’obiettivo di misurare le capacità dei bambini e adolescenti di:

  • apprendere per comprendere (afferente cioè alla conoscenza degli strumenti e delle applicazioni, le loro caratteristiche e funzionalità),
  • apprendere per essere (relativa alla capacità di costruirsi un’identità digitale, del limite che c’è tra spazio pubblico e privato e delle conseguenze delle proprie azioni digitali nei confronti di se stessi e del proprio benessere),
  • per vivere assieme (cioè di comprendere, accettare e rispettare la diversità delle identità, degli stili di vita, delle culture altrui nel mondo digitale e prevenire discriminazioni, intolleranza e cyberbullismo),
  • per vivere una vita attiva e autonoma (legata all’accesso ad una conoscenza vasta e globale e alle opportunità di partecipazione attiva nel mondo digitale).

Non possiamo perdere l’occasione di avviare un cambiamento radicale e profondo, in grado di abbattere le disuguaglianze e di costruire un sistema educativo inclusivo e di qualità, che tenga conto della trasformazione digitale in atto. Essa sarà determinata non soltanto dall’accesso alle reti e gli strumenti tecnologici, ma soprattutto dall’acquisizione, da parte dei bambini e degli adolescenti, delle competenze digitali necessarie.

A tal proposito, Save the Children raccomanda alle istituzioni di intervenire al fine di combattere questa nuova povertà e promuovere per tutti le opportunità educative che la rivoluzione digitale può offrire tramite l’adozione di una strategia di contrasto alla povertà educativa digitale.

In particolare, chiede di:

  • Fornire a tutte le classi delle scuole e alle famiglie più svantaggiate strumenti digitali e connessioni veloci, come prerequisito essenziale per ridurre il digital divide.
  • Definire un quadro teorico delle competenze digitali, come auspicato nel Piano Nazionale Scuola Digitale, e sulla base di esso, sviluppare e implementare un sistema di valutazione delle competenze digitali a scuola, creando un patentino che certifichi un percorso formativo a conclusione della scuola secondaria di primo grado.
  • Formare i docenti sull’uso delle tecnologie digitali a scuola, con particolare riferimento all’educazione alla cittadinanza digitale e al pensiero critico. Inoltre, integrare ed armonizzare le esperienze e gli strumenti esistenti.
  • Rafforzare la genitorialità digitale, sensibilizzando i genitori sull’uso corretto e consapevole dei nuovi strumenti digitali, per sé stessi e per i figli.

Al fine di coinvolgere l’opinione pubblica sulla gravità del fenomeno della povertà educativa anche digitale, Save the Children ha rilanciato a giugno 2021 la campagna “Riscriviamo il futuro”, che quest’anno vede proprio bambine, bambini e adolescenti come protagonisti assoluti, attraverso un Manifesto elaborato con il contributo dei ragazzi del Movimento Giovani Sottosopra, all’interno del quale si chiede agli adulti di provare finalmente a guardarli: “Mettetevi questi occhiali, e guardateci! Siamo stati invisibili, sfocati agli occhi di chi ci ha guardato fino ad oggi. Abbiate il coraggio di aprirvi al nostro punto di vista, per vedere sia le nostre capacità che le nostre difficoltà e fragilità. Dal valore che darete loro, dipenderà il presente e il futuro di tutti noi. Indossate questi occhiali e guardate il futuro, guardate noi”. E gli occhiali rossi assurgono a simbolo della campagna di Save the Children, che chiede a tutti di indossarli per veder finalmente meglio i bisogni, le esigenze e i desideri dei ragazzi.

“Riscriviamo il futuro” è un programma di intervento integrato per la lotta alla povertà educativa e la dispersione scolastica, con l’obiettivo di garantire un sostegno di medio e lungo periodo alle famiglie e ai minori più in difficoltà nelle periferie e nei quartieri più deprivati delle città, sia attraverso il sostegno materiale, sia tramite un supporto educativo in ambito scolastico e non.

 

L’intervento di Save the Children per il contrasto della povertà educativa digitale
Il rapporto “Riscriviamo il futuro: una rilevazione sulla povertà educativa digitale”
Il Manifesto “Riscriviamo il futuro”