“Il primo, immediato intervento sarà sugli asili nido. Non possiamo indugiare oltre. Questo Governo, quale prima misura di intervento a favore delle famiglie con redditi bassi e medi, si adopererà, con le Regioni, per azzerare totalmente le rette per la frequenza di asili nido e micro nidi a partire dall’anno scolastico 2020/2021 e per ampliare, contestualmente, l’offerta dei posti disponibili, soprattutto nel Mezzogiorno. È una delle varie misure che introdurremo anche al fine di sostenere la natalità e contrastare così il declino demografico”.

Con queste parole il Premier Conte ha esordito il discorso per il voto di fiducia alla Camera dei Deputati lo scorso 9 settembre, accogliendo l’appello lanciato da Save the Children con il Rapporto “Il miglior inizio. Disuguaglianze e opportunità nei primi anni di vita”. Il rapporto, pubblicato il 5 settembre, restituisce i risultati di un’indagine esplorativa in tema di povertà educativa dei minori, sottolineando i rischi legati alla sua manifestazione sin dai primissimi anni dell’infanzia. Un dato, questo, già messo in luce a livello internazionale e che è stato tradotto nell’Agenda 2030 tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Obiettivo 4.2 “Entro il 2030, garantire che tutti i bambini abbiano uno sviluppo di qualità nella prima infanzia cura e l’istruzione pre-primaria in modo che siano pronti per l’istruzione primaria”).

L’indagine pilota è stata condotta tra marzo e giugno 2019 in 10 città italiane (Brindisi, Macerata, Milano, Napoli, Palermo, Prato, Reggio Emilia, Roma, Salerno e Trieste) ed è stata realizzata in collaborazione con il Centro per la Salute del Bambino, che ha anche fornito una supervisione scientifica insieme all’Istituto degli Innocenti e all’Università di Macerata.

A livello metodologico, l’indagine ha coinvolto un campione di 653 minori, con un range di età tra i 3 anni e mezzo e i 4 anni e mezzo. Nell’ambito di incontri individuali a scuola alla presenza di educatori appositamente formati, ai minori sono stati sottoposti i quesiti dello strumento IDELA (International Development and Early Learning Assessment), sviluppato da Save the Children International, che attua una valutazione su quattro aree di sviluppo: fisico-motorio, linguistico, matematico e socio-emozionale. Oltre ai minori, l’indagine è stata estesa anche ai genitori: sono infatti stati analizzati 627 questionari compilati da questi ultimi.

Gli esiti dell’indagine mostrano come i fattori che ampliano il fenomeno della povertà educativa tra i minori siano riconducibili a due aspetti fondamentali, ovvero il mancato accesso agli asili nido e l’assenza di tempo di qualità trascorso con la propria famiglia.

Con riguardo alla prima questione, il rapporto chiarisce come la frequenza dell’asilo nido consenta di ridurre le disuguaglianze tra i minori in termini di apprendimento. Coloro che hanno frequentato l’asilo nido hanno risposto in maniera appropriata a circa il 47% dei quesiti proposti, a fronte del 41,6% di quelli che invece hanno frequentato servizi integrativi, sono andati in anticipo a scuola o sono rimasti a casa. La differenza è ancora più marcata per i minori provenienti da famiglie in situazione di svantaggio socio-economico: coloro che sono andati all’asilo nido hanno reagito appropriatamente al 44% delle domande, contro il 38% dei minori che non lo ha frequentato.

Contestualmente alle statistiche, il rapporto evidenzia anche l’importanza della durata della frequenza dell’asilo nido: i minori provenienti da famiglie in situazioni di svantaggio socio-economico che hanno frequentato il nido per tre anni hanno risposto appropriatamente al 50% delle domande, a fronte del 42,5% di coloro la cui frequenza è stata tra i 12 e i 24 mesi e del 38% di quanti lo hanno frequentato per un solo anno o meno.

Questi dati confermano l’importanza di investire nei servizi socio-educativi per la prima infanzia, che siano di qualità e accessibili a tutti i minori, onde ridurre le disuguaglianze educative che emergono sin dai primi anni di vita. Nel nostro Paese ciò è quanto mai urgente: in Italia solo 1 minore su 4 ha accesso all’asilo nido o ai servizi integrativi per l’infanzia e, di questi, solo la metà frequenta un asilo pubblico. Una copertura, quella del servizio pubblico, che è quasi assente in Regioni come Calabria (2,6%) e Campania (3,6%).

Altro aspetto chiave con riferimento alla povertà educativa dei minori è quello della qualità del tempo trascorso con i genitori. Il rapporto, alla luce dell’analisi dei risultati collezionati dai questionari, mostra anzitutto come l’occupazione delle madri non sia un fattore di svantaggio per i minori in termini di povertà educativa, ma, anzi, ne rappresenti un fattore di protezione. Se i minori con una madre disoccupata o che si dedica a un lavoro di cura non retribuito hanno rispettivamente risposto in modo appropriato al 38,4% e a 43,1% delle domande, i minori la cui madre svolge un lavoro manuale, un lavoro da impiegata o da dirigenti, imprenditrice o libera professionista sono stati rispettivamente il 48%, il 51% e il 55%.

Ne consegue, sottolinea il rapporto, come in realtà sia la qualità del tempo che i genitori trascorrono con i propri figli a incidere in modo significativo sulla loro crescita educativa. Dalla ricerca emerge infatti che i minori provenienti da famiglie in situazioni di svantaggio socio-economico, ma che, per esempio, leggono almeno due volte a settimana libri per l’infanzia con i propri genitori, rispondono in modo appropriato al 42% delle domande, a fronte del 36,8% di quelli che non leggono quasi mai con la propria madre o con il proprio padre.

I primi anni di vita rappresentano pertanto un momento chiave per impostare un percorso di successo verso la scuola primaria. Un’educazione della primissima infanzia che sia di qualità e favorisca le capacità di apprendimento è un obiettivo essenziale da conseguire. Un ampliamento delle opportunità di accesso agli asili nido e una genitorialità attiva rappresentano gli elementi imprescindibili per garantire l’efficacia di questo percorso.