Storie di bambini e ragazzi alla frontiera del Nord Italia nel Rapporto di Save the Children “Nascosti in piena vista. Minori migranti in viaggio (attra)verso l’Europa”.

In occasione dell’ottavo anniversario del  naufragio del 3 ottobre 2013 nei pressi di Lampedusa dove persero la vita 368 migranti, Save the Children  torna a rilanciare l’esigenza e l’urgenza di un impegno diretto degli Stati membri e dell’Unione Europea per la creazione di un sistema strutturato, coordinato ed efficace di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, per l’attivazione di canali d’ingresso sicuri all’Unione Europea e per un sistema di accoglienza e protezione adeguato per i più vulnerabili, tra cui i minori soli.

La situazione dei minori, soprattutto di quelli che viaggiano senza accompagnamento alle frontiere del sud e nord Italia, è al centro dell’impegno di Save The Children nel laboratorio previsto nell’ambito del progetto “Siamo sulla stessa barca”, organizzato a Lampedusa dal Comitato 3 ottobre, da giovedì 30 settembre a domenica 3, in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, alla presenza di tanti ragazzi e ragazze. Il laboratorio lancerà temi e contenuti del Rapporto “Nascosti in piena vista. Minori migranti in viaggio (attra)verso l’Europa”.

Il Rapporto di Save the Children, pubblicato lo scorso giugno e sempre attuale, richiama l’attenzione su tutti quei minori che arrivano in Italia usando vie e mezzi diversi dagli sbarchi, ugualmente azzardati e rischiosi. Sono minori che giungono sul territorio nazionale da nord, in gran parte a piedi, usando la rotta balcanica, 273 chilometri di frontiera impervia e pericolosa. Si tratta di un fenomeno affatto marginale come dimostrano i dati. Sulla base del report mensile del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, a fine agosto 2021 i minorenni stranieri non accompagnati in Italia erano complessivamente 9.131 e gli ingressi registrati sul territorio nazionale ammontano a 1.384. I numeri conosciuti peraltro si riferiscono ai minori intercettati: secondo le stime degli operatori territoriali, quelli che non passano dai controlli in entrata sono almeno il doppio. Sono bambini e ragazzi, spesso soli, che si spostano a piedi per strade impervie e pericolose, nascosti sotto i camion o sui treni, trasportati in macchina da passeur senza scrupoli e attraversano boschi e montagne pericolose, anche di notte. Il rapporto mette in luce che i minori che arrivano alla frontiera spesso subiscono respingimenti in modo ripetuto, brutale e illegale, nonostante la loro età; solo ad aprile 2021, ci sono stati 1.216 respingimenti tra Croazia e Bosnia, di cui 170 a catena dalla Slovenia, 5 a catena tra Italia, Slovenia e Croazia e 1 tra Austria, Slovenia e Croazia. Le storie raccolte da Save the Children di 84 di loro (quasi tutti afgani e pakistani al confine bosniaco) denunciano una media di almeno 7 respingimenti a testa (ma alcuni ne lamentano fino a 15), per un totale di 451 tentativi di attraversamento della frontiera. Ciò che è certo è che questi ragazzi porteranno i segni di questi strazianti trattamenti sul corpo e nella psiche.

 

Un altro fenomeno poco conosciuto portato in evidenza dal Rapporto di Save the Children è quello dei minorenni che lasciano i centri di accoglienza per trovare ospitalità altrove o transitare verso altre destinazioni. Sempre nel recente mese di agosto si contano 325 minori che si sono allontanati dalle strutture e di cui non si hanno notizie. Sono ragazzi che sbarcano in Italia per cercare la fuga in altri paesi passando dal confine a nord ovest, attraverso la Francia. Si tratta di minori ‘scomparsi’ che diventano fantasmi consapevolmente, perché hanno l’obiettivo di raggiungere una meta altrove, e spesso sono destinati ad una vita di stenti e a rischio di tratta.

Per fare luce su questi fenomeni poco alla ribalta che riguardano la frontiera al nord Italia, nascosta dalla sovraesposizione mediatica degli sbarchi del sud, il team di ricerca di Save the Children si è messo in cammino per due mesi – aprile e maggio 2021 – sulle rotte di minori, tra Oulx e Ventimiglia, tra Udine e Trieste.

Con la ricerca sul campo si è voluto dare voce a questi ragazzi, ma anche raccogliere la testimonianza degli uomini e delle donne che li incontrano cercando di fornire loro una prima assistenza umanitaria, delle organizzazioni impegnate nella loro presa in carico, delle istituzioni locali che devono gestire un flusso di adolescenti spesso invisibili.

Ad esempio c’è la storia di Ahmad di 16 anni, nato in Iran ma con sangue afghano, che da più di tre anni è fuggito da solo prima in Turchia poi verso l’Europa, in cerca di una vita migliore. Respinto alla frontiera italo-francese, la notte seguente ha passato il temuto confine sulle montagne tra Piemonte e Haute-Alpes per continuare il suo viaggio con destinazione Germania.

Poi c’è Ibrahim, un ragazzo del Bangladesh che, avendo perso a 11 anni la vista da un occhio mentre veniva fatto lavorare come saldatore, è partito per l’Italia per essere curato; ha viaggiato per un anno per la rotta balcanica ed è stato respinto 12 volte, in alcuni casi picchiato e derubato dalla polizia di frontiera, prima di arrivare.

Sono tante le storie e i racconti di frontiera, tra incertezza ed ospitalità, tra paura ed accoglienza.

Ma ci sono anche le testimonianze di chi incontra, supporta, accoglie e tutela i minori: le tante associazioni presenti sul territorio, le fondazioni, le autorità e i volontari, che sono una fonte importante di informazioni.

Il caso delle frontiere nord dell’Italia è per alcuni versi emblematico del vuoto politico e giuridico lasciato dalle istituzioni dell’Unione europea e dagli stessi Stati Membri in tema di movimenti migratori: prassi delle forze di polizia impegnate nella gestione dei confini diverse da territorio a territorio, mancanza di un coordinamento tra le diverse frontiere, mancanza di un’indicazione strategica nella gestione dei flussi in arrivo da sud e nord e nella distribuzione dell’accoglienza sull’intero territorio, assenza di mediatori che possano veicolare informazioni.

Il Rapporto di Save the Children chiede alle istituzioni europee di approntare appropriati strumenti di protezione nell’ambito della riforma del Regolamento di Dublino per le zone di confine, lungo il perimetro delle frontiere tra Stati Membri, luoghi di particolare criticità e pericolo per i minori.

Chiede al Governo italiano l’emanazione dei decreti attuativi della L. 47/2017, stanziamenti per i comuni di frontiera, l’incremento del Fondo per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati per interventi a favore dei tutori volontari.

L’Europa e i suoi Stati Membri hanno il dovere di garantire una protezione immediata alle persone vulnerabili che arrivano a tutti i loro confini, in particolare ai minorenni.

Per maggiori approfondimenti scaricare il rapporto a questo link