Save the Children pubblica il Rapporto “Le Equilibriste. La maternità in Italia”: l’Indice della Maternità a livello regionale, le conseguenze del COVID-19 e il servizio di supporto della Rete 06

In piena fase 2, Save the Children pubblica Le Equilibriste: la maternità in Italia: oggi sono oltre 6 milioni le madri con almeno un figlio minorenne, le nostre equilibriste.

In bilico tra l’attività lavorativa e la vita familiare, le circa 6,2 milioni di mamme con un figlio minorenne sono sempre meno giovani: l’età media al parto cresce inesorabilmente e nel 2019 tocca i 32,1 anni, il tasso più alto in Europa. Una condizione, quella della maternità, che costringe molte di loro a una scelta netta (tra i 25 e i 54 anni solo il al 57% delle madri risulta occupata rispetto all’89,3% dei padri) o a modificare qualche aspetto della propria vita lavorativa (la scelta della riduzione dell’orario di lavoro ha riguardato il 18% delle donne e solo il 3% degli uomini), non riuscendo, del resto, ad appoggiarsi a una rete per la prima infanzia (solo il 24,7% dei bambini frequenta un servizio socio-educativo per la prima infanzia).

L’indagine include il Mother Index (Indice delle Madri), elaborato dall’ISTAT per Save the Children (si fa presente che l’indice del 2020 fa riferimento alla situazione precedente alla crisi sanitaria causata dall’emergenza covid-19). Sulla base di 11 indicatori, esso consente di individuare le Regioni in cui è più o meno facile essere mamme rispetto a 3 dimensioni di cura, lavoro femminile e servizi per l’infanzia, evidenziando anche i principali mutamenti che hanno interessato la condizione delle mamme dal 2004 ad oggi.  Con riguardo al divario regionale, ai primi posti della classifica mother-friendly si confermano le Province Autonome di Bolzano e Trento. Seguono Emilia-Romagna (al 5° nel 2018), Valle d’Aosta (che si mantiene al 4° come nel 2018) e Lombardia (che perde 2 posizioni, essendo stata 3° nel 2018). Fanalino di corda per Sicilia (21° posto) e Campania (20° posto), precedute di poco da Calabria, Puglia e Basilicata. Più puntualmente, abbiamo anche approfondito il divario regionale alla luce delle tre aree prese in esame e sopracitate.

Sul fronte occupazionale, l’Italia rimane tra i Paesi in Europa con il divario di genere più consistente (18 punti di distanza tra donne e uomini rispetto alla media europea di 10 punti a vantaggio maschile – fonte EUROSTAT).  Si conferma inoltre l’immagine dell’Italia a due velocità. Nel nostro Paese per la fascia di età 20-64 anni ad essere occupato nel 2018 era il 72,9% degli uomini a fronte del 53,1% delle donne. Inoltre persiste una considerevole distanza che separa le donne 15-64enni occupate del Nord (59,7%) dal quelle del Sud (32,8%). Secondo l’ISTAT le madri occupate sono il 69,4% al Nord, il 65,1% al Centro e appena il 35,9% nel Mezzogiorno, poco più di una su tre. Spesso sono disoccupate o inattive, ma anche con tipi di contratti precari e a termine ed è per questo che, ben il 46% di loro non può usufruire dei congedi parentali, che il Decreto Rilancio destina solo ai lavoratori dipendenti.

Emerge una situazione critica, ulteriormente aggravata con l’emergenza COVID-19, soprattutto per le 3 milioni di lavoratrici con almeno un figlio piccolo (con meno di 15 anni), pari a circa il 30% delle occupate totali (9 milioni e 872 mila).

Rispetto all’impatto del dell’emergenza sanitaria, abbiamo analizzato i questionari somministrati, grazie alla collaborazione con l’associazione Orlando, a quasi 1000 mamme.

L’indagine è stata realizzata online, dal 26 marzo al 14 aprile con l’intenzione di raccogliere l’opinione di adulti, genitori e non, tramite un breve questionario. Le domande poste hanno riguardato le attuali condizioni abitative, familiari, lavorative, dei carichi di cura, fondamentali per misurare e valutare quanto costi, economicamente e socialmente, questa emergenza in termini di impatto sulle donne e sugli uomini e le conseguenze sul medio-lungo periodo. Hanno risposto al questionario 4.006 persone. L’analisi si basa sulla risposta di 994 mamme.

Sul fronte lavorativo, nonostante quasi la metà di quelle intervistate (44,4%) stia proseguendo la propria attività lavorativa in modalità agile, tra queste, solo il 25,3% ha a disposizione una stanza separata dai figli e compagni/e/mariti dove poter lavorare, mentre quasi la metà (42,8%) è costretta a condividere lo spazio di lavoro con i familiari. In questo periodo, per 3 mamme su 4 tra quelle intervistate (74,1%) il carico di lavoro domestico è aumentato, sia per l’accudimento di figli/e, anziani/e in casa, persone non autosufficienti, sia per le attività quotidiane di lavoro casalingo (spesa, preparazione pasti, pulizie di casa, lavatrici, stirare). Tra quelle che hanno dichiarato un aumento del carico domestico, il 43,9% dichiara un forte aumento, mentre il 30,2% lo considera aumentato di poco. All’interno dei nuclei familiari, comunque, le mamme continuano ad avere netta la sensazione che tutto “pesi sulle loro spalle”: solo per una mamma su cinque la situazione di emergenza ha rappresentato un’occasione per riequilibrare la ripartizione del lavoro di cura e domestico con le altre persone che vivono insieme a lei (19,5%).

Inoltre, le misure introdotte in marzo con il decreto Cura Italia e rinnovate con il Decreto Rilancio, di cui oggi inizia la discussione in Commissione Bilancio alla Camera, inoltre, hanno riguardato una platea alquanto ridotta di genitori lavoratori: dagli ultimi dati disponibili solo 242 mila lavoratori e lavoratrici hanno fatto domanda per il congedo previsto per genitori con figli di età non superiore ai 12 anni, poche anche le richieste per il bonus baby sitter (alternativo al congedo) di massimo 600 euro, poco più di 93 mila

Quella della fase 2 è stata una ripartenza che non ha tenuto in debita considerazione molte delle variabili necessarie per garantire il giusto equilibrio tra vita privata ed esigenze professionale, mettendo a rischio anche i diritti dei figli, come il diritto alla cura, il diritto allo studio, alla socialità.  Per non lasciare indietro nessuna donna e nessuna mamma è necessaria una visione strategica per il sostegno alla genitorialità, che metta in campo una rete di servizi per i bambini da 0 a 6 anni di qualità e accessibili a tutti, politiche economiche e fiscali a sostegno dei genitori, a partire dall’introduzione di un assegno unico per le famiglie con figli minorenni, e politiche di conciliazione della vita privata e lavorativa in linea con le più recenti indicazioni europee.

Anche con l’obiettivo di fornire un supporto in questa fase, sul sito delle Rete 06 di Save the Children è attiva la HELP-CHAT, un servizio di sostegno, informazione e orientamento rivolto alle future e neo mamme, ma ovviamente anche ai futuri e neo papà di tutta Italia.

In questo particolare momento di emergenza sanitaria che amplifica uno stato di timore e incertezza, il servizio potrà indirizzare le mamme i papà nelle sfide a cui potrebbero andare incontro: la paura del contagio in ospedale o, per le mamme positive al virus, l’incognita della trasmissione al feto durante la gravidanza e il parto, o, successivamente, attraverso l’allattamento o con la semplice vicinanza di un abbracci e tanto altro.

Il servizio è attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 15.00.

E’ sufficiente nome, città da dove si scrive e una mail per poter ricontattare.

Il servizio di HELP-CHAT online è gratuito ed è sempre raggiungibile scrivendo all’ indirizzo mail: zerosei@savethechildren.org

Save the Children sostiene mamme e bambini con diversi progetti, quali Fiocchi in Ospedale, Spazio Mamme e NEST.