L’11 ottobre di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale delle Bambine, istituita dalle Nazioni Unite con la Risoluzione 66/170 del 19 dicembre 2011.

Abusi selettivi e infanticidio, mutilazioni genitali femminili, accesso all’istruzione primaria e secondaria, matrimoni precoci, salute riproduttiva e gravidanze precoci, le seconde generazioni, l’educazione finanziaria e la violenza: queste le violazioni più ricorrenti nel mondo, che rendono ancora lontano il raggiungimento della parità di genere auspicata dal quinto Obiettivo di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030.

Il Dossier “La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo”, presentato ieri da Terre des Hommes nell’ambito della Campagna Indifesa restituisce una fotografia preoccupante anche nel nostro Paese. In Italia, nel 2018 sono stati 5.990 i minorenni vittime di reati nel nostro Paese, segnando un aumento del 3% rispetto al 2017 (dati elaborati dal Comando Interforze), con una forte prevalenza delle bambine e delle ragazze. Sottile è la chiave di lettura di questo lieve incremento percentuale, che non deve essere meramente considerato indice di un aumento dei reati, quanto piuttosto esito di una costante e mirata azione di sensibilizzazione volta a far emergere le dimensioni sommerse di questo fenomeno.

Dalle organizzazioni del terzo settore, alle istituzioni, alle autorità di pubblica sicurezza: ciascuno di questi attori ha portato avanti campagne di informazione e sensibilizzazione sulla disparità di genere, sulla violenza contro le donne, comprese bambine e ragazze, e sulle modalità per reagire. Per uscirne.

Non è un caso che abbiano preso parte alla presentazione del Dossier anche esponenti del mondo istituzionale, come Vincenzo Spadafora, Ministero per le Politiche Giovanili e lo Sport, che ha colto l’occasione per annunciare l’elaborazione in corso di una proposta di legge in materia di semi professionismo femminile. Presente anche il Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, che ha sottolineato l’importanza di favorire una ricostruzione delle reti territoriali, perché è a livello locale che operano i servizi rivolti alle bambine e le ragazze, dalla scuola agli ospedali.

Un terzo delle vittime ha subito reati all’interno del contesto familiare: i maltrattamenti in famiglia, con 1.965 vittime, di cui 52,5% femmine, sono cresciuti del 14%. La violenza sessuale è il secondo reato in termini di vittime: 658, di cui l’89% bambine e ragazze.

Rispetto alla dimensione regionale del fenomeno, nel 2018 la regione che ha registrato il maggior numero di reati contro i minori è stata la Lombardia, con 1.090 vittime, seguita da Sicilia (646), Emilia Romagna (611), Lazio (51) e Veneto (422). L’incremento più significativo rispetto al 2017 è stato registrato nel Lazio (+25%).

E’ evidente come la strada da percorrere sia ancora lunga. E’ necessario intervenire su tre assi: prevenzione, emersione, protezione. Serve un movimento che metta in discussione i modelli di relazione di genere convenzionali ed i meccanismi socio-culturali di minimizzazione e razionalizzazione della violenza, ma anche la messa a sistema degli  interventi territoriali che intercettano fenomeni di violenza-abuso sulle donne e sui minori, nonché una migliore tutela giuridica delle madri e dei bambini per avviare percorsi di cura e recupero psicosociale.