Bullismo e cyberbullismo sono oggi fenomeni tra loro inscindibili e tra i più diffusi in tema violenza offline e online tra pari. Il cyberbullismo con l’entrata in vigore della L. 71/2017[1] è una forma di violenza e di abuso riconosciuta, per la quale sono state poste in essere politiche e norme specifiche.

Il Ministero dell’Istruzione ha poi pubblicato le Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, previste dalla legge: uno strumento flessibile e aggiornabile per rispondere alle sfide educative e pedagogiche legate alla costante evoluzione delle nuove tecnologie.

Per maggiori approfondimenti su materiali educativi anche relativi alla sicurezza in rete e uso delle nuove tecnologie, visitare la piattaforma gratuita Arcipelago educativo.

Ecco i punti di principale interesse per il mondo della scuola e per le famiglie:

  1.  Che cosa si intende per “cyberbullismo”?

La norma fornisce per la prima volta una definizione giuridica del cyberbullismo come qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo. (Art.1) e indica misure di carattere preventivo ed educativo nei confronti dei minori (qualunque sia il ruolo nell’episodio) da attuare in ambito scolastico, e non solo.

  1.  Come cambia la scuola?

La legge definisce il ruolo dei diversi attori del mondo della scuola italiana (MIUR, USR, Istituti Scolastici, Corpo docente) nelle promozioni di attività preventive, educative e ri-educative. L’insieme di queste azioni di attenzione, tutela ed educazione è rivolto a tutti i minori coinvolti in episodi di cyberbullismo, sia che si trovino nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti, e senza distinzione di età nell’ambito delle istituzioni scolastiche. In particolare:

  • Ogni istituto scolastico deve individuare fra i docenti un referente con il compito di coordinare le iniziative di prevenzione e di contrasto del cyberbullismo, anche avvalendosi della collaborazione delle Forze di polizia e delle associazioni e dei centri di aggregazione giovanile presenti sul territorio. Il ruolo di tale docente è dunque centrale.
  • Secondo quando già previsto dalla legge 107 (la Buona Scuola) per il triennio 2017-2019 c’è stata una formazione del personale scolastico sul tema.
  • Promosso un ruolo attivo degli studenti e di ex studenti in attività di peer education, nella prevenzione e nel contrasto del cyberbullismo nelle scuole.
  • In un’ottica di alleanza educativa, il Dirigente Scolastico che venga a conoscenza di atti di cyberbullismo informerà tempestivamente i genitori dei minori coinvolti. I regolamenti e il patto educativo di corresponsabilità (destinato a tutte le famiglie) scolastici integrati con riferimenti a condotte di cyberbullismo.
  • Le istituzioni scolastiche devono promuovere, nell’ambito della propria autonomia, l’educazione all’uso consapevole della rete internet e ai diritti e doveri ad esso connessi. Gli uffici scolastici regionali sono chiamati a promuovere progetti elaborati nelle scuole, nonché azioni integrate sul territorio di contrasto del cyberbullismo e educazione alla legalità.
  • Le Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo indirizzano le scuole, per la realizzazione delle attività di prevenzione, al Progetto “Generazioni Connesse” (progetto coordinato dal MIUR, a cui Save the Children collabora all’interno di un ampio partenariato).
  1. Cosa può fare in autonomia un ragazzo/a vittima di cyberbullismo

Ciascun minore ultraquattordicenne (o i suoi genitori o chi esercita la responsabilità del minore) che sia stato vittima di cyberbullismo può inoltrare al titolare del trattamento o al gestore del sito internet o del social media un’istanza per l’oscuramento, la rimozione o il blocco dei contenuti diffusi nella rete. Se entro 24 ore il gestore non avrà provveduto, l’interessato può rivolgere analoga richiesta al Garante per la protezione dei dati personali, che rimuoverà i contenuti entro 48 ore.

Il Garante ha pubblicato nel proprio sito il modello per la segnalazione/reclamo in materia di cyberbullismo da inviare a: cyberbullismo@gpdp.it.

  1. In cosa consiste il provvedimento di carattere amministrativo?

È stata estesa al cyberbullismo la procedura di ammonimento prevista in materia di stalking (art. 612-bis c.p.). In caso di condotte di ingiuria (art. 594 c.p.), diffamazione (art. 595 c.p.), minaccia (art. 612 c.p.) e trattamento illecito di dati personali (art. 167 del codice della privacy) commessi mediante internet da minori ultraquattordicenni nei confronti di altro minorenne, se non c’è stata querela o non è stata presentata denuncia, è applicabile la procedura di ammonimento da parte del questore (il questore convoca il minore, insieme ad almeno un genitore o a chi esercita la responsabilità genitoriale). Gli effetti dell’ammonimento cessano al compimento della maggiore età. Sarebbe stato auspicabile evitare l’applicazione ai minori della procedura di ammonimento e promuovere invece la responsabilizzazione degli autori di atti di bullismo e cyberbullismo attraverso il ricorso a procedure che ne prevedano l’ascolto e la partecipazione.

  1. Qual è il ruolo dei servizi territoriali?

I servizi territoriali, con l’ausilio delle associazioni e degli altri enti che perseguono le finalità della legge, promuovono progetti personalizzati per sostenere le vittime di cyberbullismo e a rieducare, anche attraverso l’esercizio di attività riparatorie o di utilità sociale, i minori autori di cyberbullismo.

Alcuni consigli per i ragazzi:

  • Non rispondere a e-mail o sms molesti e offensivi;
  • Non rispondere a chi insulta o prende in giro;
  • Non rispondere a chi offende nelle chat o esclude da una chat;
  • Salvare i messaggi offensivi che si ricevono prendendo nota del giorno e dell’ora in cui il messaggio è arrivato;
  • Cambiare il proprio nickname;
  • Cambiare il proprio numero di cellulare e comunicarlo solo agli amici;
  • Utilizzare filtri per bloccare le e-mail moleste;
  • Contattare la polizia in caso di minacce fisiche o sessuali.

ed altri per gli adulti:

  • Osservare il comportamento dei ragazzi dopo la navigazione in internet o l’uso del telefonino (stati ansiosi, depressivi, etc).
  • Aiutare i ragazzi a riflettere sul fatto che anche se non vedono la reazione delle persone a cui inviano messaggi o video, esse possono soffrire;
  • Educare i ragazzi ad utilizzare il dialogo con te e con i compagni di classe quando nascono conflitti;
  • Controllare e monitorare le amicizie e i siti frequentati dal proprio figlio, condividendo con lui le motivazioni di tale controllo.

[1] È entrata in vigore il 18 giugno 2017 la nuova legge che si occupa del fenomeno del cyberbullismo. Stiamo parlando della L. 29 maggio 2017, n. 71, Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 3 giugno 2017. https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/06/03/17G00085/sg