Presentato il primo Rapporto ASviS “I territori e gli obiettivi di sviluppo sostenibile”

È stato presentato lo scorso 15 dicembre il primo Rapporto ASviS su “I territori e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”. A soli 10 anni dalla scadenza fissata dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU, il Rapporto permette di valutare se e in che misura i diversi territori del Paese (regioni, province, città metropolitane, aree urbane e comuni) si stanno muovendo su un sentiero orientato alla sostenibilità economica, sociale e ambientale.

Offrendo una base informativa unica, il Rapporto misura infatti la distanza dal raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (cd SDGs) ai diversi livelli territoriali, attraverso indicatori sintetici per goal e una nuova serie di indicatori collegati a target quantitativi, andando al di là della classica divisione tra Nord, Centro e Sud del Paese per mettere in luce disuguaglianze tra zone più o meno industrializzate, aree ricche o povere di servizi, regioni e aree interne, comuni e città metropolitane.

Dal Rapporto emerge che l’Italia non è attualmente su un percorso di sviluppo sostenibile, nonostante un crescente utilizzo dell’Agenda 2030 come chiave di programmazione delle politiche territoriali soprattutto a livello locale, da parte delle regioni e delle città italiane. Con riferimento a 22 target quantitativi relativi agli SDGs, si rileva infatti un andamento promettente in 3 casi, positivo in 4, negativo in 10 e decisamente negativo in 4. In aggiunta, il Rapporto descrive l’impatto della crisi sanitaria legata al Covid-19 sui diversi SDGs presentando una situazione preoccupante con 9 SDGs, dei 12 per i quali si hanno elementi di valutazione sufficienti, riportati in peggioramento.

Dinanzi a questo scenario, il Rapporto vuole essere uno strumento utile ad amministratori e cittadini per monitorare e programmare le politiche locali in linea con l’Agenda 2030, stimolando quel processo di “territorializzazione degli SDGs” suggerito dall’ONU, dall’OSCE e dalla Commissione europea. A questo scopo, ASviS è impegnata nel sottoscrivere diversi accordi e protocolli d’intesa con regioni, province, comuni e città metropolitane, al fine di sviluppare una forte relazione con il tessuto delle autonomie locali italiane che promuova il protagonismo e l’impegno della società civile nonché l’attuazione di piani strategici locali volti a favorire uno sviluppo sostenibile e diffuso sul territorio.

L’evento di presentazione del Rapporto – a cui hanno partecipato, tra gli altri, il Presidente della Camera, Roberto Fico e il Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale, Giuseppe Provenzano – non è stato soltanto l’occasione per fare il punto sul percorso di avvicinamento delle realtà locali agli obiettivi dell’Agenda 2030 ma anche per indicare le trasformazioni necessarie per garantire un futuro sostenibile al nostro Paese, in un momento decisivo in cui il Governo sta elaborando il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e si sta predisponendo l’accordo di partenariato per i fondi europei 2021-2027 destinati ai diversi territori italiani.

Tra le priorità identificate dal Rapporto spicca infatti la necessità di coordinare il PNRR con il prossimo Programma Nazionale di Riforme (PNR), attraverso la realizzazione di un “Programma quadro per lo sviluppo sostenibile 2021-2026” che assuma la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (SNSvS) come scenario al 2030, dotandosi di indicatori specifici per monitorarne l’attuazione. In questo modo sarebbe possibile mantenere in relazione i fondi ordinari della politica di coesione con quelli straordinari del Next Generation Eu (NGEU) aprendo una nuova fase di investimenti mirati che affronti temi come il miglioramento della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici, la difesa dell’ambiente, la transizione digitale, il passaggio a un’economia circolare, la lotta alla povertà e all’esclusione sociale e la stessa protezione dei minori, garantendo un controllo di sostenibilità degli interventi.

Il forte coinvolgimento dei diversi territori nel disegno e nell’attuazione del PNRR risulta essenziale per permettere la svolta strategica necessaria per portare il Paese su un sentiero di sviluppo sostenibile. Senza l’adozione di un nuovo modello di governance che permetta tale coalizzazione con il livello territoriale, il passaggio a un modello di sviluppo sostenibile rischia di rimanere astratto, mancando della forza per incidere sui comportamenti concreti della società e del mondo economico.

Nei territori deve inoltre nascere una cultura del bene comune che porti a modelli di produzione e consumo sostenibili. Appare necessaria una prova di educazione dal basso, attraverso la promozione di un’alleanza tra cittadini e istituzioni sui temi dello sviluppo sostenibile e di un percorso di partecipazione democratica che coinvolga associazioni, industrie, sindacati, enti pubblici, centri di ricerca, enti finanziari e università. In particolare, quest’ultime rivestono un ruolo cruciale non solo per strutturare il dialogo sociale ma anche per guardare allo sviluppo sostenibile con una prospettiva di progettualità di lungo termine e assistere gli enti pubblici sopperendo alla mancanza di competenze specifiche.

Come sottolineato al termine dell’evento dal portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini, l’Italia ha davanti a sé un passaggio fondamentale in cui è chiamata a riprogettare il proprio futuro adottando l’Agenda 2030 come strumento operativo. In questo senso, l’augurio è che la trasformazione del “Comitato interministeriale per la programmazione economica” (CIPE) in “Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile” (CIPESS) – proposta dall’ASviS ed effettiva a partire dal 1° gennaio 2021 –  possa produrre un cambiamento sostanziale oltre che simbolico, segnando il primo passo verso un’economia finalmente diversa, orientata alla transizione ecologica e alla sostenibilità.

Per maggiori informazioni consultare il sito asvis.it

Per approfondimenti scarica il Rapporto ASviS