Nell’anno scolastico 2020/21 sono più dell’80% le scuole italiane frequentate da alunni con cittadinanza non italiana, per un totale di 865.388 bambini, bambine e adolescenti: il 10,3% del totale degli iscritti. In circa il 7% delle scuole, la concentrazione di alunni con background migratorio è superiore al 30%, un dato che analizzato insieme al fenomeno del white flight, ovvero l’allontanamento delle famiglie italiane a vantaggio di scuole collocate in aree urbane centrali, lascia emergere il rischio di casi di segregazione richiamando al contempo la necessità di interventi volti all’inclusione e all’interculturalità.

A questo fine, i partners del progetto Horizon IMMERSE hanno realizzato e pubblicato una raccolta di 60 iniziative socio-educative di successo, per favorire l’integrazione di bambine e bambini migranti e rifugiati nelle scuole di tutta Europa e rendere il know-how esistente risorsa utile per l’ideazione di un modello condiviso di integrazione.

L’analisi di queste buone prassi ha fatto emergere un quadro particolarmente interessante delle caratteristiche trasversali delle iniziative socio-educative dedicate a bambini di origine migrante, a partire dalla loro estrema multidimensionalità, che rispecchia la complessità del percorso di inclusione, a sua volta multiforme e da affrontare a partire da diverse prospettive, livelli di intervento e aree di azione. I progetti includono spesso molteplici attività, coinvolgendo non solo i bambini migranti o rifugiati, bensì anche la famiglia, il personale scolastico e la comunità stessa, che svolgono un ruolo cruciale nel percorso di inclusione, sia dentro che fuori la scuola. Un approccio olistico deve al contempo essere in grado di trovare il giusto bilanciamento tra interventi ad hoc e standardizzati per riuscire a rispondere alle esigenze differenziate di target e contesti e, allo stesso tempo, fornire soluzioni eque ed efficaci per territori che condividono sfide simili seppur lontani.

Expertise e professionalità sono altri due pilastri per un intervento di qualità: dagli educatori, ai mediatori, agli psicologi, molti professionisti interagiscono con frequenza intorno a network eterogenei, composti da autorità governative e locali, enti del Terzo Settore, comunità scolastiche, università e centri di ricerca, per un approccio multistakeholder e interdisciplinare efficace.

L’innovazione socio-educativa guida poi la sperimentazione di nuovi approcci inclusivi, modelli di governance e metodi didattici, che pongono al centro il minore di origine straniera e ne promuovono l’agency e l’empowerment sostenendo un’educazione interculturale e interventi su misura che vedono la partecipazione attiva di tutta la comunità educante.

Tra le diverse iniziative mappate, sono molte quelle che possono divenire fonte di ispirazione ed essere replicate in altri contesti. Un esempio tutto italiano è il progetto “L’Altroparlante” che, a differenza del tradizionale approccio scolastico che promuove l’apprendimento della lingua italiana L2, sperimenta il translanguaging, un approccio didattico innovativo che valorizza la lingua madre dei singoli studenti, rendendo così il multilinguismo un fattore chiave di integrazione. Anche il progetto ICAM mira all’inclusione scolastica dei bambini con background migratorio, lavorando sugli ambienti di apprendimento per ricreare un clima di convivenza e promuovendo l’apprendimento socioemotivo (Social and Emotional Learning). Il progetto europeo “PARENTable” pone invece il focus sull’importanza del ruolo dei genitori e dei docenti, provando a costruire ponti e canali di comunicazione tra le famiglie dei bambini di origine migrante e la comunità scolastica, raccogliendo buone prassi e offrendo corsi di formazione per docenti a favore del dialogo e del multiculturalismo. Nelle loro diverse specificità, alcuni progetti si occupano di attività specifiche o target ben definiti. Il centro Sant Joan de Déu Terres de Lleida presso Almacelles, ad esempio, tra i suoi molteplici servizi, gestisce l’affido istituzionale per i minori stranieri non accompagnati supportandoli nell’inserimento in percorsi di istruzione formale e professionale finalizzati al loro inserimento sociale, comunitario e lavorativo.

Queste, insieme a tutte le altre buone pratiche mappate e un bacino di risorse metodologiche e teoriche sull’educazione inclusiva, sono accessibili liberamente navigando il Database digitale online di IMMERSE, creato per stimolare la diffusione di esempi positivi di integrazione volti a valorizzare la ricchezza che bambini e giovani con background migratorio rappresentano per il nostro Paese e per l’Europa intera.

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