Indicazioni teoriche e pratiche per evitare l’impatto socio-economico e ambientale dei lunch box, delle monoporzioni e della semplificazione del pasto
La riapertura della scuola a settembre porta con sé numerose incognite e questioni organizzative aperte per il rientro tra i banchi di scuola in sicurezza. Tra queste, non meno importante, l’accessibilità al servizio di refezione scolastica e le modalità per garantirne la fruizione anche in tempi di distanziamento per evitare il contagio da Covid-19.
Nel dibattito ancora aperto sulla gestione del servizio mensa a settembre, Save the Children insieme a un network di altre Organizzazioni ed esperti* rilancia l’appello con indicazioni teoriche e pratiche per evitare l’impatto socio-economico e ambientale dei lunch box, delle monoporzioni e della semplificazione del pasto e garantire una mensa sostenibile per tutti gli alunni.
Il Ministero dell’Istruzione nel definire le modalità di riapertura della scuola a settembre, e quindi anche della mensa scolastica, sebbene riconosca al servizio di refezione scolastica “la sua funzione educativa e sociale e il principio che vada garantita in modo sostanziale per tutti gli aventi diritto”, concede la possibilità di somministrare il pasto in classe in modo residuale – laddove non sia percorribile la strada di una gestione in sicurezza del servizio. Rinviando al documento del Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile si lascia aperta la strada alla conversione del sistema di refezione tramite la distribuzione, seppur residuale, di lunch box, monoporzioni, e anche la semplificazione dei menu.
Indicazioni che, laddove applicate sul territorio nazionale come preferibili, potrebbero avere seri impatti sull’ambiente (aumento plastica e cibo rifiutato); sulla salute dei bambini e l’educazione alimentare (decadimento del valore del pasto: riduzione potere nutrizionale dei piatti che rappresentano l’unico pasto bilanciato della giornata per oltre il 12% dei minori in condizioni di povertà assoluta, incremento somministrazione cibo processato); sulla filiera alimentare (impoverimento del tessuto economico locale); sull’impiego (riduzione della forza lavoro); sulla gestione del servizio (conflittualità tra famiglie e Amministrazione e reintroduzione del pasto da casa).
Tale soluzione, seppur residuale, è preoccupante anche perché in controtendenza rispetto alle richieste per una mensa giusta, sana e sostenibile, che sia espressione del diritto al cibo e strumento di contrasto alla povertà alimentare e dispersione scolastica. La mensa è inoltre uno strumento di food policy delle Amministrazioni in grado di rafforzare la connessione con il territorio produttivo, supportare filiere alimentari virtuose e sostenibili, assicurare il rispetto dei diritti dei lavoratori e contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra, l’uso della plastica, etc. In attesa di una seria riforma legislativa a livello centrale che riconosca la mensa come servizio essenziale, che predisponga risorse, strutture e supporto in maniera tale da non pesare esclusivamente sulle realtà locali garantendo accesso e uguaglianza di trattamento in tutto il Paese, per la ripartenza immediata della scuola si raccomanda di mantenere le multi-porzioni ad esempio adottando la distribuzione tramite vassoi e carrelli termici che permetteranno di somministrare il pasto ai bambini in classe attraverso il personale addetto allo scodellamento, opportunamente formato e dotato di guanti e mascherine. In questo modo si manterrebbe il processo di produzione dei pasti tradizionale, insieme a qualità e sicurezza dei piatti. Il pasto continuerebbe ad essere quello in linea con la dieta mediterranea senza deroghe ai Criteri Ambientali Minimi.
La strategia di uscita dalla fase più strettamente emergenziale della pandemia da Covid-19 richiede che l’adozione di provvedimenti di prevenzione dei contagi si inquadrino in una visione lungimirante, capace di coniugare la tutela della salute, dell’ambiente, dello sviluppo locale e della socializzazione. Sono aspetti prioritari del nostro vivere che rischiano di venire ingiustificatamente sacrificati da una rincorsa circoscritta alla sola gestione del rischio sanitario, e di richiedere, a emergenza conclusa, ulteriori sforzi di ristoro del benessere e della sostenibilità.
Per maggiori informazioni consulta l’Appello.
*Organizzazioni firmatarie dell’appello: AIAB, Comitato Promotore Food Policy di Roma, Cittadinanzattiva, Foodinsider.it, Osservatorio mense scolastiche, Genima genitori in rete, Legambiente, Save the Children Italia Onlus, Slow Food Italia. Aderiscono inoltre: Daniele Fattibene, Istituto Affari Internazionali; Dr. Tomaso Ferrando, Research Professor, Università di Anversa (Belgio) ed Università di Torino; Prof. Davide Marino, Professore di economia ed estimo rurale presso l’Università del Molise e Roma3; Daniele Messina, Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
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