L’intervento di Save the Children tra la richiesta della residenza e il fenomeno delle c.d. classi pollaio.

Dopo che a fine giugno il Ministero dell’Istruzione aveva presentato al Paese le Linee guida per il rientro a scuola, è notizia del 22 agosto che le lezioni ripartiranno dal 14 settembre.

Tuttavia, negli ultimi mesi sono emerse alcune difficoltà relativamente alla possibilità di iscrivere i bambini e le bambine alla scuola dell’obbligo, mettendo pericolosamente a rischio il godimento del loro diritto all’istruzione.

Dall’inizio dell’estate, lo sportello di orientamento legale di Save the Children presso il Punto Luce di Torre Maura a Roma ha supportato le richieste di iscrizione presentate da diverse famiglie che non riuscivano a inserire i propri figli/figlie minorenni nella scuola dell’obbligo.

I problemi riscontrati in questa primissima fase di accesso al sistema scolastico statale hanno riguardato sia i minorenni stranieri sprovvisti di permesso di soggiorno e di residenza, ma domiciliati da tempo sul territorio romano, sia le famiglie che, a seguito del trasferimento da un Municipio a un altro, necessitavano di cambiare scuola ai propri figli/figlie per trovarne una prossima alla nuova abitazione o più adatta alle esigenze di spostamento quotidiano e di lavoro.

Nel primo caso, l’intervento di Save the Children è stato risolutivo in quanto ha posto in evidenza il diritto all’istruzione di tutti i minorenni soggetti all’obbligo scolastico, compresi i minorenni stranieri, indipendentemente dalla regolarità o meno della posizione amministrativa delle loro famiglie o dall’iscrizione anagrafica, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani (ai sensi dell’art 38 del d.lgs. 286/98 e degli artt. 6, comma 2, e 45, comma 1, del DPR 394/99). La legge, infatti, esclude esplicitamente dall’onere di esibizione del permesso di soggiorno e di altri documenti le iscrizioni e gli altri provvedimenti riguardanti le prestazioni scolastiche obbligatorie, come confermato espressamente dalle disposizioni ministeriali (Min. Interno, nota 2589 del 13 aprile 2010; Ministero dell’Istruzione, circolare n. 375 del 25 gennaio 2013).

E’ chiaro, quindi, che non rappresentando il permesso di soggiorno requisito essenziale ai fini dell’iscrizione alla scuola dell’obbligo del minorenne straniero, non potrà esserlo neppure la residenza, in quanto prerogativa dei soli stranieri regolarmente soggiornanti. Pertanto, è sufficiente che il minorenne sia presente sul territorio e indichi il proprio domicilio al fine di motivare la scelta di una determinata scuola, che risulti la più vicina e adeguata alle esigenze lavorative e familiari del nucleo.

In ordine al secondo problema, invece, i nuclei familiari che si sono rivolti allo sportello legale hanno riferito di aver visto respinte le rispettive richieste di iscrizione o trasferimento presso le scuole di riferimento del proprio Municipio sempre con la stessa motivazione: non c’è disponibilità di posti.

Le risposte negative ricevute dei dirigenti scolastici e dalle segreterie didattiche delle scuole che si trovano nei quartieri più periferici – e anche più popolosi – della Capitale, si sono appellati in effetti alle norme che regolano dettagliatamente la legislazione scolastica e, in particolare, alla sicurezza dei locali scolastici con la fissazione di un tetto massimo al numero di alunni per classe al fine di contrastare il fenomeno delle c.d. classi pollaio, ovvero il superamento dei parametri minimi per la formazione delle classi e il conseguente sovraffollamento delle stesse.

Sul punto, lo sportello di orientamento legale, in un contesto di crisi generale, seppur consapevole dei limiti di legge imposti alle scuole, ha tentato – e sta tutt’ora tentando – di far emergere anche l’altro punto di vista, ovvero quello della famiglia del minorenne ostacolata nell’esercizio di un diritto – oltre che di un obbligo – fondamentale e costituzionalmente protetto, qual è quello allo studio e all’istruzione del minorenne.

Save the Children intende interloquire in rappresentanza dei diritti dei minorenni con le istituzioni scolastiche e creare quantomeno una rete con tutte le scuole di riferimento di uno specifico territorio per capire, in un’ottica di collaborazione e comprensione reciproca, quali tra queste nel caso concreto abbiano una maggiore disponibilità di posti e siano allo stesso tempo più adatte alle esigenze quotidiane della singola famiglia. Per questa ragione, si chiede alla scuola interpellata di non limitarsi a respingere la domanda di iscrizione del minorenne, ma di indicare al contempo gli altri istituti scolastici di zona a cui poter ritrasmettere la stessa richiesta, dimostrando un interesse e uno sforzo collettivo a tutela del minorenne.

Attualmente tutti gli utenti hanno ottenuto l’iscrizione a scuola, seppur a fronte di solleciti o sacrifici (ad es. nella scelta della scuola territoriale più vicina o della tipologia del tempo-scuola). Tuttavia, il problema rimane per tutte quelle famiglie che, prive di un sostegno, sono rimaste inascoltate e le cui richieste sono state respinte senza alcuna proposta alternativa, con il rischio di non riuscire a iscrivere il proprio figlio o la propria figlia a scuola e la gravissima conseguenza di far perdere allo stesso o alla stessa l’intero anno scolastico.

In un simile contesto, è quindi importante continuare a mettere in luce il problema ed enfatizzare soprattutto il punto di vista del minorenne, quale soggetto più vulnerabile e meritevole di tutela, non essendo ammissibile che le carenze e le difficoltà attualmente esistenti, seppur gravose sull’intero sistema scolastico, ricadano ingiustamente e principalmente sui soggetti minorenni con conseguenti insanabili e illegittime limitazioni del loro fondamentale e indiscutibile diritto all’istruzione.

 

a cura di Federica Remiddi, consulente legale Roma