La ricerca qualitativa di IMMERSE: Save the Children esamina le sfide dell’integrazione e contribuisce alla co-creazione dei relativi indicatori
L’approccio ai diritti dei bambini e delle bambine rappresenta la bussola che orienta tutti i progetti cui prende parte Save the Children.
Con Il progetto IMMERSE, un Horizon2020 della durata di 4 anni (2018-2022), un consorzio di 11 partner operanti in 6 Paesi, tra cui Save the Children stessa, ha agito con l’obiettivo di tutelare i diritti e il superiore interesse dei minorenni a partire dal loro incontro con la società ospitante.
Un incontro che si celebra nella scuola e nelle altre esperienze educative, siano esse formali o informali: IMMERSE riconosce nel diritto all’eduzione uno strumento essenziale per prospettare un percorso di integrazione di successo e a lungo termine di tutti i minorenni migranti e rifugiati presenti nei Paesi europei.
Nell’adottare tale prospettiva, la prima fase del progetto ha previsto un’intensa attività di ricerca qualitativa che ha visto la realizzazione di focus group, interviste e world cafè con bambini, bambine e adolescenti. Le interviste hanno anche coinvolto genitori e stakeholder di riferimento, attori istituzionali e interlocutori privilegiati sul territorio- come docenti, educatori, operatori e rappresentanti del terzo settore.
A livello metodologico, la ricerca qualitativa è stata strutturata sull’analisi di tre livelli, gli stessi riguardanti il processo di integrazione, con l’obiettivo di cogliere le visioni degli intervistati sulle problematiche e sulle sfide di questo processo. Diversi gli interlocutori per ciascun livello:
- Micro, che comprende minorenni migranti e rifugiati e le loro famiglie, rispetto ai quali centrale è stata l’adozione di un partecipativo in grado si sostanziare il diritto di ascolto e di tenere in debita considerazione il loro punto di vista;
- Meso, che comprende dirigenti scolastici, insegnanti, associazioni di genitori, professionisti e organizzazioni attive nell’ambito della accoglienza e dell’integrazione dei migranti e rifugiati;
- Macro, che comprende referenti di autorità governative, regionali e municipali e altri attori chiave nella governance delle politiche e dei servizi sociali ed educativi.
Le consultazioni hanno permesso di contribuire al processo di co-creazione di una dashbord di indicatori di integrazione.
I tre assi lungo i quali è stata sviluppata la ricerca qualitativa sono stati:
- le competenze interculturali e il plurilinguismo, approfondite in Italia e Spagna;
- la dimensione psicosociale e del benessere, analizzata in Irlanda e Grecia;
- La questione di genere, affrontata in Belgio e Germania.
Nel rapporto Integration Mapping of refugee and Migrant children in School and Other Experiential Environments in Europe diamo voce a questa esperienza presentando i risultati relativi alla componente di ricerca in Italia sul focus interculturale e del plurilinguismo.
Nel portare avanti l’indagine, abbiamo adottato un approccio incentrato sulla valorizzazione del principio del superiore interesse del minore, riconoscendo quest’ultimo quale soggetto dotato di una propria identità e avente un ruolo attivo nella società.
Questo approccio ci ha condotti a canalizzare le attività di ricerca su determinate aree di indagine relative all’integrazione, che si muovono sul piano dell’accesso ai diritti e della protezione, quali:
- le relazioni e la loro rilevanza rispetto ai processi di inclusione sociale;
- i fattori più propriamente culturali dell’integrazione
- il protagonismo giovanile e la partecipazione sociale.
Inoltre, alla luce della crescente incidenza degli studenti di origine straniera sul totale degli studenti nelle scuole italiane, comprendendovi tanto i minori di origine straniera nati in Italia, quando i minori migranti arrivati da piccoli, neo-arrivati o i minori stranieri non accompagnati e rifugiati, abbiamo messo in luce le sfide dell’integrazione in Italia, quali:
- la segregazione scolastica
- il ritardo scolastico
- la dispersione scolastica
- le disuguaglianze nell’apprendimento.
Nel corso della ricerca sono state considerate alcune determinanti chiave che influenzano il processo di integrazione dei minorenni di origine straniera. Queste determinanti chiave comprendono la dimensione giuridica, l’accesso all’istruzione, l’accesso ai diritti, la dimensione linguistica, a dimensione del benessere, le relazioni sociali e i legami e i risultati scolastici.
Analizzando queste dimensioni, emerge la necessità di superare un approccio emergenziale e frammentato alla gestione dell’accoglienza e dell’integrazione in favore di una visione e implementazione più organica delle politiche e dei servizi. Nell’adozione di un tale modello, è tuttavia utile tenere presente alcune importanti rilevazioni.
Rispetto all’adozione di questo modello, sarebbe utile tenere in considerazione, in termini di inclusione scolastica, il progressivo aumento di alunni senza cittadinanza italiana, nati e cresciuti nel nostro Paese. Da un lato, tale dato favorisce l’inserimento dei nuovi arrivati e, dall’altro, richiede anche di prestare attenzione a diversi livelli di vulnerabilità che possono essere intercettati anche tra i minorenni di seconda generazione, quali la provenienza da famiglie con basso capitale sociale e culturale o le condizioni abitative precarie in aree svantaggiate o, ancora, eventuali problematiche di convivenza tra culture differenti.
Nella definizione del modello, le prime determinanti che è utile tenere a mente riguardano il mondo della scuola, in termini di organizzazione scolastica, approccio educativo, presenza e formazione di diverse figure professionali e programmi di studio. Altrettanto importanti le determinanti riferibili direttamente i minorenni e riguardanti le diverse dimensioni della scuola, della famiglia e della vita sociale nel suo complesso.
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