La drammatica fotografia catturata da Oxfam nel suo rapporto Bene pubblico o ricchezza privata?– presentato a gennaio alla vigilia dell’inizio del World Economic Forum di Davos – mostra un mondo in cui cresce sempre di più la disparità economica tra le persone e gli effetti negativi che ne conseguono.

Sempre più i poveri. Nonostante durante gli ultimi decenni si fosse registrata una significativa riduzione di coloro che vivevano in estrema povertà, i dati della Banca Mondiale snocciolati nel rapporto indicano che dal 2013 stiamo assistendo ad un dimezzamento di tale riduzione e ad un sensibile aumento della povertà estrema in cui versano alcune popolazioni, in primis quelle dell’Africa sub sahariana.

Oggi, quasi la metà della popolazione globale (3,4 miliardi) vive con meno di 5 dollari e mezzo al giorno; tale cifra irrisoria costituisce, secondo la Banca Mondiale, la nuova soglia della povertà estrema nei Paesi a reddito medio alto.

Si allarga la forbice tra ricchi e poveri. Il divario tra gli indigenti e i più abbienti del pianeta è fortissimo. Una chiara percezione la si può avere se si considera che 26 miliardari da soli possiedono la stessa ricchezza delle 3,8 miliardi di persone più povere del mondo. La ricchezza dei miliardari continua a crescere ed è sempre più concentrata nelle mani di pochissimi. Nel 2017 si è registrato infatti un incremento del loro patrimonio di 2,5 miliardi al giorno, 900 miliardi complessivamente (+ 12% rispetto al precedente anno), a differenza del portafoglio delle 3,8 miliardi di persone più povere che si è ridotto invece di un ulteriore 11%.

La differenza è di genere. Il rapporto pone in evidenza una stretta correlazione tra disuguaglianza economica e di genere. Nel mondo le donne guadagnano infatti in media il 23% in meno degli uomini. La ricchezza concentrata nelle mani di quest’ultimi è circa il 50% in più di quella delle donne. In alcuni paesi tale divario è fortemente accentuato, come negli Stati Uniti, dove gli uomini single bianchi possiedono una ricchezza cento volte superiore a quella delle donne single ispaniche. Le donne compiono inoltre lavori di cura all’interno dell’ambiente familiare, stimati in 16,4 miliardi di ore giornaliere, che difficilmente vengono retribuiti. Oxfam stima che qualora tali servizi fossero appaltati ad un’unica azienda produrrebbero ricavi per oltre 10.000 miliardi l’anno, un volume di affari 43 volte superiore a quello della Apple.

Il peso di un’ingiusta imposizione fiscale. La crescente ricchezza dei pochi a scapito dei molti poveri è dovuta anche ai bassi livelli di tassazione dei loro patrimoni e delle società che possiedono. L’imposizione fiscale per i più ricchi è infatti la più bassa degli ultimi decenni. Nei paesi più ricchi in media si è passati da una tassazione del 62% nel 1970 al 38% nel 2013. Nei Paesi in via di sviluppo l’imposizione fiscale è pari al 28%.

Ci sono paesi come il Brasile o il Regno Unito, in cui l’attuale politica fiscale permette che il 10% dei più poveri paghi, in proporzione al reddito, più tasse (direttamente e indirettamente) rispetto al 10% della popolazione più ricca.

A ciò si aggiunga il problema dell’evasione fiscale che registra oltre 7.600 miliardi trasferiti verso i grandi paradisi fiscali, problema che genera ai paesi in via di sviluppo un danno di oltre 170 miliardi l’anno.

Qualora i Governi decidessero di muoversi verso una più giusta imposizione fiscale, un piccolo sforzo da parte dei più ricchi potrebbe apportare benefici immediati alle comunità. Il rapporto ipotizza quindi che se solo l’ 1% più ricco pagasse lo 0,5% in più di imposte sul proprio patrimonio, ciò permetterebbe l’accesso all’istruzione per 262 milioni di bambini a cui oggi è negato e l’assistenza sanitaria per salvare la vita di 3,3 milioni di persone.

Le conseguenze della disuguaglianza. Quali sono i costi di una così forte disparità nella disponibilità economica tra le persone nel mondo? Nei paesi in cui non vi sono servizi pubblici adeguati, le conseguenze si possono misurare in primo luogo nel mancato o nel difficoltoso accesso a servizi essenziali. Ciò determina, ad esempio, che ogni giorno continuino a morire 10.000 persone nel mondo per il mancato accesso alle cure mediche.

La carenza di adeguate politiche di welfare riverbera in particolare sulle persone più vulnerabili, soprattutto i bambini. In alcuni paesi, nascere in famiglie ricche o in famiglie povere vuol dire avere possibilità significativamente diverse di sopravvivere durante l’infanzia. In Nepal tale possibilità è tre volte superiore per chi nasce in una famiglia agiata.

Anche l’accesso all’acqua potabile o all’energia elettrica continua a non essere una prerogativa per tutte le comunità nel mondo, in particolare nell’Africa sub sahariana le persone che hanno difficoltà di accesso a tali servizi sono rispettivamente il 37 % e il 65% della popolazione.

Il rapporto evidenzia inoltre che anche la possibilità di poter studiare dipende in modo evidente dalla disponibilità economica della famiglia. Tale situazione comporta per 262 milioni di bambini nel mondo l’impossibilità di frequentare una scuola.

E’ per tali ragioni che per ridurre più efficacemente il divario tra ricchi e poveri, i servizi essenziali devono possedere determinati requisiti: universalità, gratuità, carattere pubblico. A corroborare tale tesi vi è l’esempio di casi di investimenti mirati a migliorare l’accesso all’istruzione e alla salute, che hanno determinato in 13 paesi in via di sviluppo, il 69% della riduzione totale della disuguaglianza!

Il divario tra ricchi e poveri rischia infine, ora più che mai, di creare profonde lacerazioni nella società, contribuendo – come già evidenziato dal Council on Foreign Relations – “ad alimentare l’autoritarismo”. Oxfam sottolinea che proprio “in Paesi con un maggiore livello di disuguaglianza il clima di fiducia è più scarso e la criminalità è più elevata”.

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