La Corte Europea dei diritti dell’uomo
ha depositato le sentenze nei casi Mennesson contro Francia (Ricorso
n. 65192/11) e Labassee contro France (n. 65941/11).

La questioni sottoposte al giudizio
della Corte riguardavano il rifiuto di attribuire riconoscimento
legale in Francia ai rapporti genitoriali che erano stati legalmente
stabiliti negli Stati Uniti tra minori nati da maternità surrogata e
le coppie che si erano sottoposte a tale trattamento.

Le sentenze sono allegate, disponibili
solo in francese. Offriamo quì una sintesi in italiano offerta
dall’avvocato Simona Lisi. La ringraziamo per aver prestato la sua
collaborazione come volontaria per Save the Children Italia.

Fonte: comunicato stampa CEDU del 26 giugno 2014

In entrambi i casi la Corte ha deciso,
unanimemente, che:

– non vi è violazione dell’art. 8
della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (diritto al rispetto
della vita privata e familiare) riguardante il diritto dei ricorrenti
al rispetto della propria vita familiare;

– vi è stata violazione dell’art. 8
riguardante il diritto dei minori al rispetto della propria vita
privata.

La Corte ha osservato che le autorità
francesi, sebbene fossero consapevoli che i minori erano stati
identificati negli Stati Uniti come figli del Sig. e della Sig.ra
Mennesson e del Sig. e della Sig.ra Labassee, avevano tuttavia negato
loro quello status secondo la legge francese. Questa contraddizione
minava l’identità dei minori all’interno della società francese. La
Corte ha inoltre notato che la giurisprudenza ha completamente
precluso l’istituzione di un rapporto legale tra minori nati in
seguito a trattamenti di maternità surrogata ed il loro padre
biologico. Questo oltrepassava l’ampio margine di discrezionalità
lasciato agli Stati nella sfera delle decisioni legate alla
surrogazione.

Fatti principali

I ricorrenti sono due coppie di coniugi
francesi che si sono trovate nell’impossibilità di assicurare
riconoscimento, secondo la legge francese, ai rapporti legali
genitoriali stabiliti negli Stati Uniti con i figli nati da maternità
surrogata, dal momento che le autorità francesi sostengono che i
trattamenti di maternità surrogata cui si sono sottoposte le due
coppie sono illegali.

A seguito del rifiuto delle autorità
francesi di registrare nel registro francese delle nascite i
certificati di nascita dei minori nati, le coppie hanno deciso di
adire le vie legali. La Corte di Cassazione ha rigettato le pretese
dei ricorrenti riconoscendo che la registrazione avrebbe attribuito
effetti ad un accordo di maternità surrogata che era nullo e violava
l’ordine pubblico secondo il Codice Civile francese. La Corte ha
stabilito che non vi era stata violazione del diritto al rispetto
della vita privata e familiare dal momento che l’annullamento delle
registrazioni non aveva privato i minori del rapporto legale materno
e paterno riconosciuto dalle leggi americane e non aveva impedito
loro di vivere in Francia con le coppie Mennesson e Labassee. Le
coppie hanno deciso di ricorrere alla Corte europea dei diritti
dell’uomo.

Ricorso alla Corte Europea dei diritti
dell’uomo

Secondo l’art. 8 (diritto al rispetto
della vita privata e familiare) della Convenzione, i ricorrenti
lamentavano il fatto che, a danno degli interessi dei minori, erano
impossibilitati ad ottenere riconoscimento in Francia dei rapporti
genitoriali che erano stati stabiliti all’estero. Inoltre nel caso
Mennesson i ricorrenti sostenevano una violazione dell’art. 14
(divieto di discriminazione) in combinato disposto con l’art. 8,
affermando che la loro impossibilità di ottenere riconoscimento
poneva i minori in una situazione legale discriminatoria, in
confronto agli altri minori, nell’esercizio del loro diritto al
rispetto della loro vita familiare.

Decisione della Corte: Mennesson contro
Francia

Articolo 8 (diritto al rispetto della
vita privata e familiare)

La Corte ha riconosciuto applicabile
l’art. 8 sia per l’aspetto della “vita familiare che della “vita
privata”. In primo luogo senza dubbio i coniugi Mennesson si
sono occupati dei gemelli dalla loro nascita come genitori ed hanno
vissuto insieme in un modo indistinguibile dalla “vita
familiare” nel senso corrente del termine. In secondo luogo il
diritto all’identità è parte integrante del concetto di vita
privata e c’è uno stretto legame tra la vita privata dei minori nati
a seguito di maternità surrogata e la determinazione legale della
loro origine.

La Corte ha riconosciuto che un ampio
margine di discrezionalità deve essere lasciato agli Stati nel
prendere decisioni su questo tema, a causa dei difficili temi etici
coinvolti e l’assenza di unanimità

su queste questioni. Tuttavia tale
margine di discrezionalità è ristretto quando si tratta di origini,
che coinvolgono un aspetto chiave dell’identità idividuale. La Corte
ha anche dovuto verificare se un giusto equilibrio fosse stato
raggiunto tra gli interessi dello Stato e quelli degli individui
direttamente coinvolti, con particolare riferimento al principio
fondamentale secondo cui, quando sono coinvolti dei minori, i loro
migliori interessi devono prevalere.

Con riferimento alla vita familiare dei
ricorrenti, la Corte ha osservato che inevitabilmente era colpita
dalla mancanza di riconoscimento, secondo la legge francese, del
rapporto genitore-figlio tra i signori Mennesson ed i gemelli.
Tuttavia ha notato che i ricorrenti non avevano dimostrato di essere
stati ostacolati nel godimento in Francia del diritto al rispetto
della loro vita familiare. La Corte ha notato che loro quattro
avevano potuto stabilirsi in Francia subito dopo la nascita dei
minori, che vivevano insieme lì, in circostanze che erano
paragonabili a quelle in generale di altre famiglie e niente faceva
pensare che fossero a rischio di essere separati dalle autorità per
la loro situazione secondo la legge francese. Inoltre i tribunali
francesi avevano esaminato la loro specifica situazione prima di
concludere che le difficoltà pratiche affrontate dai ricorrenti non
eccedevano i limiti imposti dal rispetto della vita familiare. Di
conseguenza era stato raggiunto un giusto equilibrio tra gli
interessi dei ricorrenti e quelli dello Stato, per quanto riguardava
il diritto al rispetto della loro vita familiare.

Tuttavia, in riferimento al diritto dei
gemelli al rispetto della loro vita privata, la Corte ha notato che
si trovavano in stato di incertezza legale: le autorità francesi,
sebbene consapevoli che i gemelli erano stati identificati in un
altro Paese come i figli dei signori Mennesson, avevano tuttavia
negato loro quello status secondo la legge francese. La Corte ha
considerato che questa contraddizione minasse l’identità dei minori
secondo la legge francese. Inoltre, sebbene il loro padre biologico
fosse francese, essi dovevano affrontare l’incertezza riguardo alla
possibilità di ottenere la cittadinanza francese, una situazione
capace di avere ripercussioni negative sulla definizione della loro
identità. La Corte ha inoltre osservato che potevano ereditare dai
coniugi Mennesson solo come legatari, il che significava che i loro
diritti ereditari sarebbero stati meno favorevoli; la Corte ha
considerato che questo li privasse di un’ulteriore componente della
loro identità in relazione alla loro origine. Gli effetti del
rifiuto di riconoscere un rapporto genitore-figlio nella legge
francese tra i minori nati da maternità surrogata all’estero e le
coppie che si erano sottoposte al trattamento non era limitato alle
coppie, ma era esteso anche ai minori. Il loro diritto al rispetto
della vita privata, secondo cui ognuno dovrebbe poter stabilire la
propria identità, incluse le proprie origini, era significativamente
colpito.

Secondo la Corte l’analisi da svolgere
aveva nel caso particolare una speciale dimensione, in quanto uno dei
genitori era anche il padre biologico del minore. Data l’importanza
delle origini biologiche nell’identità individuale di ciascuno, non
si potrebbe affermare che costituisce miglior interesse del minore
privarlo/la di un legame legale di questa natura, quando la realtà
biologica di quel legame è stata stabilita ed il minore ed il
genitore hanno cercato il suo pieno riconoscimento. Per tale ragione
ostacolando il riconoscimento e l’istituzione di un rapporto legale
dei minori con il loro padre biologico, lo Stato francese ha
oltrepassato l’accettabile margine di discrezionalità. La Corte ha
deciso che il diritto dei minori al rispetto della loro vita privata
era stato leso, in violazione dell’art. 8.

La Corte ha deciso che la Francia deve
pagare 5.000 euro ad ogni minore come danno non patrimoniale e 15.000
euro ai ricorrenti per costi e spese.

Labassee contro Francia

La Corte ha adottato lo stesso
approccio del caso Mennesson, decidendo che non vi era stata
violazione dell’art. 8 in riferimento al diritto dei ricorrenti al
rispetto della loro vita familiare, ed una violazione dell’art. 8
riguardo al diritto della minore al rispetto della propria vita
privata.

La Corte ha deciso che la Francia deve
pagare 5.000 euro a quest’ultima per danni non patrimoniali e 4.000
euro ai ricorrenti per costi e spese.