Il 30 settembre il Governo ha approvato ufficialmente la NaDef, ovvero la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, che rivede le corrispettive previsioni contenute nel precedente documento di aprile. Tra i principali obiettivi del Governo, il Def annoverava anche la realizzazione di interventi di sostegno alle famiglie e alla natalità. Nel comunicato stampa diffuso subito dopo l’approvazione della NaDef, tra gli interventi principali su cui si sta lavorando rientra il rafforzamento delle politiche di riduzione delle disuguaglianze e della disoccupazione, a partire da quella giovanile e femminile. E il Presidente del Consiglio ha anche sottolineato come sia in arrivo un Family Act, che “metta un po’ ordine in tutte le agevolazioni previste per le famiglie”, annunciando una ridefinizione dei bonus per un sostegno strutturato alla maternità, all’educazione dei figli e alla frequenza degli asili nifo e interventi fiscali specifici in favore delle famiglie indigenti.
Le previsioni economiche e finanziarie del Governo intercettano le criticità messe in luce lo scorso maggio, in occasione della Festa della Mamma, da Save the Children, che ha pubblicato il rapporto “Le equilibriste: la maternità in Italia”: una ricca analisi che mostra una condizione ancora molto critica per i 10 milioni di madri italiane.
Un tasso di disoccupazione femminile tra i più alti d’Europa, l’impossibilità di conciliare vita privata e impegni professionali, radicate difficoltà di carriera e di crescita salariale, forte squilibrio nei carichi familiari tra madri e padri, una scarsissima offerta di servizi educativi per l’infanzia sono tutti elementi che palesano l’urgenza della condizione in cui versano queste donne. Un quadro ancora più critico per quelle donne che provengono da un contesto socio-economico disagiato, per le madri sole e quelle di origine straniera.
I dati diffusi dal rapporto mostrano inoltre una notevole diseguaglianza tra i territori, che calca la cronica diseguaglianza tra Nord e Sud. Quella di un’Italia a due velocità. Si tratta dei dati che fanno riferimento all’., elaborato dall’ISTAT per Save the Children, il quale identifica le Regioni in cui la condizione delle madri è peggiore o migliore sulla base di 11 indicatori che afferiscono a tre diverse dimensioni: cura, lavoro e servizi. In ciascuna di queste aree si riverbera il divario tra Nord e Sud del Paese.
La prima area, quella della cura, sebbene mostri discreti miglioramenti in tutte le Regioni, molte di queste ultime hanno risentito dell’abbassamento del tasso di fecondità registrato in tutta Italia. Rispetto alla cura, il primo posto è occupato dalla Lombardia, mentre il fanalino di coda spetta alla Basilicata.
Rispetto seconda area, quella del lavoro femminile, i dati dimostrano che oggi è ancora molto difficile per una madre conciliare vita professionale e cura dei figli. Se nella fascia d’età 25-49 anni infatti, le donne occupate senza figli sono il 64,3%, tra quelle con figli minorenni la percentuale scende al 56,8%[9]. Il ricorso al part-time per le mamme sembra una scelta quasi obbligata. Nella stessa fascia d’età (25-49 anni) ne usufruisce il 26,3% di quelle senza figli, mentre la percentuale sale al 40,9% tra le mamme. Tra le donne con un figlio lavora part-time il 38,5%, tra quelle con due figli il 42,9% e tra quelle con tre o più figli il 43,7%. In questo caso, la Province di Bolzano e Trento godono del primato, mentre chiude la classifica la Sicilia.
Infine, per quando riguarda l’area dei servizi educativi per l’infanzia, dal 2004 ad oggi, si registra un costante peggioramento dovuto in particolare alle carenze relative ai servizi per la prima infanzia pubblici. Ancora una volta, la provincia di Trento si assesta al primo posto, che, insieme a quella di Bolzano può essere considerata tra le più “mother friendly”, mentre l’ultimo posto è occupato dalla Calabria, la Regione in cui, alla luce del rapporto, risulta oggi più difficile essere madri.
Tante le difficoltà per diventare madri. Il rapporto ha realizzato una serie di interviste a esperti, operatori e operatrici, con l’obiettivo di metterle a fuoco. Mancanza di informazioni adeguate, solitudine, difficoltà di accesso alle strutture pubbliche di supporto, difficoltà di accesso al pediatra di base sono alcuni dei problemi a cui si trovano a far fronte le neomamme in Italia.
E’ molto difficile pensare a uno sviluppo equilibrato per il nostro Paese alla luce di questo quadro. Uno scenario in cui diventare madri risulta essere una corsa a ostacoli. E l’Italia, come si evince, è anche un Paese disomogeneo, sempre più disomogeneo, da tale punto di vista. Il rapporto rileva l’assenza negli anni di interventi strutturali, soprattutto nel Mezzogiorno, dove l’occupazione femminile è ai minimi storici.
Oggi in Italia manca ancora un investimento strategico in favore delle donne e delle madri.
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