Save the Children lancia “Con gli occhi delle bambine”, la nuova edizione dell’Atlante dell’Infanzia a Rischio per il 2020.
I dati e le analisi che si snodano nelle pagine di “Con gli occhi delle bambine. Atlante dell’Infanzia a Rischio 2020” di Save the Children, pubblicato il 16 novembre, tracciano un percorso impegnativo, ricco di ostacoli, sfide e problemi per le bambine e le ragazze. Allo stesso tempo, la ricerca dà evidenza della loro capacità di resilienza, del loro saper fare di più anche con meno risorse e della loro spinta a proiettarsi verso l’esterno, ad impegnarsi nella vita pubblica, con una lettura della realtà attenta e consapevole.
A fronte di un dato complessivo sui NEET (Not in Employment, Education, Training, ovvero giovani che non studiano, non lavorano e non seguono un percorso) pari al 22,2%, che conferisce all’Italia il primato europeo con un distacco di quasi 10 punti percentuali dalla media UE 28 (12,5%), nel 2019 le giovani NEET erano il 24,3% (1 su 4) – i ragazzi il 20,2% (1 su 5).
Oggi, senza un intervento tempestivo e mirato, la crisi Covid-19 rischia di produrre un’impennata nel numero delle NEET. Si tratta dunque di un dato e di un fenomeno cui prestare attenzione.
Sebbene le ragazze conseguano migliori risultati scolastici, abbiano meno bocciature e registrino un tasso di abbandono inferiore rispetto ai loro coetanei, a tali trend non corrisponde un contrappeso positivo in termini di tasso di occupazione. Basti pensare che nel 2019 il tasso di mancata occupazione tra le 15-34enni raggiungeva il 33%, a fronte di un dato, comunque grave, del 27,2% dei loro coetanei.
Sembra, pertanto, che si configuri una situazione rispetto alla quale negli anni della scuola maturi, per le bambine e le ragazze, “l’illusione della parità” che poi si infrange al primo impatto con il mondo del lavoro, dove la parità sostanziale è ancora lontana.
Basti pensare per esempio che nel 2018 le donne rappresentavano il 55,4% degli iscritti ai corsi di laurea; il 57,1% dei laureati; il 50,5% dei dottori di ricerca. Ma pur essendo maggioranza nei percorsi di formazione universitaria, restano delle Cenerentole nella carriera accademica, sin quasi a scomparire ai vertici. Nel 2018, le donne rappresentano il 50,1% degli assegnisti di ricerca; il 46,8% dei ricercatori universitari; il 38,4% dei professori associati; il 23,7% dei professori ordinari. Le donne rettrici, in Italia, sono 7 su 84. Eccolo il famoso “soffitto di cristallo”, “la barriera invisibile che impedisce alle donne di accedere alle posizioni apicali per ostacoli spesso difficili da individuare”.
Sebbene le ragazze a scuola presentino meno rischi dei ragazzi di fallimento formativo, abbandono, bocciature, emerge un distacco significativo delle ragazze nelle competenze matematiche, come raccontano i risultati PISA-OCSE 2018: il 25% delle ragazze 15-enni non ha raggiunto il livello sufficiente a fronte del 22,2 dei ragazzi. In generale, ragazze e ragazzi presentano competenze e abilità digitali spesso non adeguate ad affrontare la sfida complessa della didattica a distanza (DAD), dove bambini e ragazzi più vulnerabili rischiano una crescente marginalizzazione (di cittadinanza, prima che lavorativa) in un mondo sempre più digitalizzato.
Al problema rappresentato dalla mancanza di connessioni rapide, mancanza di tablet e connessioni, si aggiunge infatti quello della scarsa o nulla competenza digitale dei e delle giovani, una dimensione della c.d. povertà educativa che rischia di avere un peso crescente nel futuro. Per tali motivi, nell’ambito delle proposte per l’impiego dei fondi “Next Generation”, Save the Children ha proposto l’acquisizione e la certificazione delle competenze digitali per tutti gli studenti del triennio delle scuole medie, con una “patente digitale” da rilasciare al termine di questo ciclo di studi.
In questo quadro critico, nonostante i passi in avanti compiuti dalla crisi del 2008, si inseriscono le gravi conseguenze che la corrente emergenza sanitaria ha provocato sul mondo dell’educazione, con l’interruzione delle attività di didattica in presenza, la scuola a singhiozzo, ma soprattutto la dispersione scolastica e quella implicita (ovvero quella che colpisce i quindicenni che, pur frequentando la scuola, non raggiungono competenze minime in italiano e in matematica). I più colpiti dalla crisi sono i giovani che vivono in condizioni socioeconomiche svantaggiate, che risentono di una forte perdita di apprendimenti, il c.d. learning loss.
Tra il 2018 e il 2019 si è registrata per la prima volta una diminuzione della percentuale di minori in povertà assoluta, dal 12,6% all’11,4%, effetto dell’introduzione del Reddito di Cittadinanza. Tuttavia, esso non ha consentito di ridurre il livello di povertà assoluta tra le famiglie più numerose e alle famiglie di origine straniera, queste ultime escluse dal beneficio per i vincoli stringenti sulla residenza.
Sarebbe utile elaborare un piano nazionale di risposta all’emergenza e di contrasto alla povertà minorile che affronti questa nuova fase con adeguati strumenti di sostegno.
In questo quadro così difficile, le bambine e le ragazze, anche durante l’emergenza Covid-19, hanno messo in campo le loro risorse. Le bambine e le ragazze protagoniste dell’Atlante non figurano come soggetti deboli e bisognosi di protezione, ma nella loro forza e capacità di generare trasformazioni.
Come scrive nelle conclusioni la Direttrice dei Programmi Nazionali Italia-Europa, Raffaela Milano, “anche oggi, nel mezzo di una crisi sanitaria di dimensioni mondiali, l’intelligenza e l’energia delle donne possono essere una leva per ridisegnare il futuro. Un futuro dove ad ogni ragazza sia data l’opportunità di nuotare in mare aperto”.
Leave A Comment