Save the Children presenta la X edizione del Rapporto Piccoli Schiavi Invisibili

Alla viglia della Giornata Internazionale contro la Tratta di Esseri Umani, Save the Children ha pubblicato la X edizione del Rapporto Piccoli Schiavi Invisibili. La nuova edizione del Rapporto è stata pensata per restituire un approfondimento sulle conseguenze che l’emergenza sanitaria, legata al Covid-19, ha avuto tanto sui modelli criminali della tratta dello sfruttamento, quanto sulle vittime stesse, principalmente giovani donne e ragazze.

Secondo le stime dell’OIL (2017), nel mondo sarebbero oltre 40 milioni le vittime di tratta o sfruttamento, costrette di fatto in condizioni di schiavitù, di cui 10 milioni sarebbero minorenni.

Secondo i dati del Dipartimento per le Pari Opportunità ), in Italia, tra le 2.033 persone prese in carico dal sistema anti-tratta nel 2019, di cui 161 minorenni, la forma più diffusa di sfruttamento resta quella sessuale (84,5%) che vede come vittime principalmente donne e ragazze (86%). Rispetto alle nazionalità, si tratta principalmente di vittime di origine nigeriana (87%), ivoriana (2,5%) e tunisina (1,9%),

Inoltre, secondo l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, gli illeciti riguardanti lo sfruttamento lavorativo minorile nel 2019 si attestano a 243 casi accertati (non direttamente riconducibili al fenomeno della tratta), quasi tutti nel settore terziario (210).

Una fotografia che rappresenta la punta dell’iceberg di un fenomeno, prevalentemente sommerso, che con l’emergenza Covid-19 ha visto trasformare alcuni modelli tipici della tratta e dello sfruttamento..

Secondo EUROPOL (2014) il cybercrime connesso alla tratta e sfruttamento ha sviluppato nel tempo enormi capacità operative. Oggi, durante il lockdown, abbiamo assistito all’aumento della richiesta di sevizi erotici online, in video-chat o webcam. A questo fenomeno se ne associa un altro, che vede sempre come vittime i minorenni e che riguarda le torture e le coercizioni perpetrate per produrre e commercializzare materiali pedopornografici. Secondo la Commissione europea (2020) la domanda di materiale pedopornografico sarebbe aumentata durante il lockdown fino al 30% in alcuni Stati membri. Secondo i profili dell’EUROPOL (2017), inoltre, il 30% degli offender che sono in possesso di materiale pedopornografico e attivi negli scambi online e nella darknet è anche coinvolto direttamente nelle azioni di coercizione ed estorsione sessuale che coinvolgono i minorenni.

In Italia lo scoppio della pandemia Covid-19 ha avuto gravi conseguenze sulle condizioni di vita delle vittime di tratta e sfruttamento, messe in luce dalle testimonianze degli operatori sul campo, nonché di alcuni referenti istituzionali nel Rapporto Piccoli Schiavi Invisibili 2020.La presenza delle vittime su strada si è fortemente ridotta. In alcuni territori sono addirittura scomparse. Tuttavia, lo sfruttamento è proseguito indoor e/o online. La modalità di sfruttamento indoor, verificata dagli operatori dei partner di Save the Children tramite l’osservazione di app per incontri e siti di annunci, che rappresentano i canali preferenziali in condizioni di normalità per entrare in contatto con i clienti, sembra essersi basata principalmente sul passaparola. Infatti, il rischio di incorrere in controlli e di multe ha disincentivato le ragazze dal pubblicizzare gli appuntamenti sul web. Allo stesso tempo è aumentato anche lo sfruttamento online, tramite l’uso di webcam e video-chat. Una modalità più difficile da gestire, soprattutto per le ragazze con scarse compentenze linguistiche che sono state abbandonate dalla rete di sfruttamento nella gestione dei servizi online. L’adattamento a queste modalità di sfruttamento hanno determinato una riduzione delle entrate da parte delle ragazze, che per sopravvivere (cibo, vestiti, affitto) si sono indebitate ulteriormente con i propri sfruttatori. E’ dunque aumentata la loro ricattabilità. Una situaizone di crisi che, secondo le testimonianze dei partner di Save the Children, ha incentivato le richieste di aiuto e la via della fuoriuscita. Per tutte coloro che erano già fuoriuscite, la brusca interruzione dei percorsi di autonomia e il venir meno delle entrate economiche ha rappresentato una forte criticità, palesando rischi collegati al re-trafficking. .

In conclusione, a fronte dell’adeguamento dei modelli di sfruttamento da parte delle reti criminali, sempre più orientanti all’indoor e all’online, il rischio di accentuare l’invisibilità di un fenomeno già sommerso per sua natura è palpabile. Allarmante diventa la difficoltà per gli enti anti-tratta di riuscire a intercettare le ragazze e a gestire le criticità in termini di inasprimento dello sfruttamento e di rischio di re-trafficking.

Le autorità competenti ricoprono un ruolo fondamentale nel facilitare l’azione di chi opera a supporto delle vittime o potenziali tali, chiamate a intervenire anche e soprattutto in periodi critici come quello appena vissuto. È necessario, dunque, agevolare il contesto di intervento, inparticolare:

  • elaborando e adottando con urgenza un nuovo Piano Nazionale d’Azione contro la tratta e il grave sfruttamento, (il precedente si è chiuso alla fine del 2018).
  • assicurando un’efficace attività di monitoraggio e valutazione dei progetti finanziati dal Dipartimento per le Pari Opportunità (l’ultimo bando, il 3/2018, è stato prorogato fino alla fine dell’anno alla luce dell’emergenza sanitaria),.
  • favorendo la conoscenza del fenomeno e mediante l’adozione di un meccanismo di raccolta dei dati quantitativi che tenga in considerazione le diverse fonti, sia istituzionali che non istituzionali, e prevedendo un’indagine fenomenologica e conoscitiva nazionale sul fenomeno della tratta e dello sfruttamento sessuale, anche con riguardo ai modelli indoor e online.
  • favorendo e rafforzando una cooperazione multi-stakeholder transnazionale nel contrasto all’uso dei servizi online che si prestano alla condivisione di Child Sexual Abuse Materials (CSAM), la cui domanda ha subito un’impennata durante il periodo di lockdown.

Vedi il video explainer del Rapporto