Il Decreto Rilancio ha previsto canali per l’emersione e la regolarizzazione di alcune categorie di cittadini extracomunitari
La pandemia COVID-19 ha messo in crisi la filiera agricola e agroalimentare non solo del nostro Paese, ma di tutti gli Stati membri dell’Unione europea.
Al fine di contenere la diffusione del COVID-19, sin da marzo la Commissione europea ha proclamato la sospensione dell’area Schengen. Tale decisione ha mostrato quanto le economie degli Stati europei siano fortemente interdipendenti soprattutto in quei settori, quale il primario, che si appoggiano sulla manodopera stagionale (in questo caso, principalmente persone provenienti dalla Polonia, Romania, Bulgaria). A seguito della diffusione del COVID-19 e delle prospettive di sospensione della libertà di movimento, la stragrande maggioranza di loro è rientrata nel proprio Paese di origine.
A rimanere sui campi i migranti con posizione amministrativa irregolare, che da anni versano in condizioni di sfruttamento nel settore agricolo e sono esposti alle dinamiche di intermediazione illecita (c.d. caporalato). Di fatto, la crisi sanitaria ha scoperchiato un vaso di pandora sul quale in tanti, da tempo, richiedevano alla politica di intervenire. Nel nostro Paese sono state numerose le inchieste e le denunce, anche da parte del mondo del terzo settore, sulle condizioni di sfruttamento lavorativo a cui sono sottoposte queste persone, costrette a vivere in luoghi, i c.d. ghetti, vere e proprie favelas nostrane, che oggi rischiano di alimentare la diffusione del COVID-19.
La loro condizione di irregolarità, spesso dovuta a richieste negate di protezione internazionale o a vecchi documenti scaduti e non più rinnovati, non solo espone queste persone a dinamiche lavorative che contravvengono ad ogni previsione di legalità, ma, soprattutto, mette a serio rischio i loro diritti fondamentali. La necessità di intervenire nei confronti di queste persone alla luce dell’impatto dell’emergenza sanitaria è stata tanto urgente da spingere il Governo ad adoperarsi nel merito. E non solo limitatamente al settore agricolo, ma anche nei confronti dei tantissimi stranieri che oggi supportano nel sommerso famiglie, anziani e bambini con attività di assistenza alla persona e lavoro domestico.
Tra il 1° giugno e il 15 luglio 2020, l’art. 103 del Decreto Rilancio, rubricato “Emersione di rapporti di lavoro” consente ai cittadini stranieri e italiani di regolarizzare i loro eventuali rapporti di lavoro irregolari o di formalizzare nuove assunzioni. Inoltre, esclusivamente per gli stranieri con un permesso di soggiorno scaduto dopo il 31.10.2019 e che abbiano svolto precedentemente lavori nei settori sotto indicati è prevista la possibilità di ottenere un permesso temporaneo della durata di sei mesi (convertibile in permesso per lavoro).
Come detto, i settori a cui si fa riferimento sono diversi e fanno riferimento a tre categorie principali:
- agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura e attività̀ connesse;
- assistenza alla persona per sé stessi o per componenti della propria famiglia, ancorché non conviventi, affetti da patologie o handicap che ne limitino l’autosufficienza;
- lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare.
Da sottolineare come, tuttavia, le previsioni dell’art 103 siano limitate solamente a queste categorie, lasciando fuori tanti e altri settori lavorativi in cui ad oggi sussistono numerosi casi di lavoro nero, come riconosciuto dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro.
Sebbene il mondo della società civile abbia riconosciuto la determinazione del Governo nel perseguire l’obiettivo della regolarizzazione, ne ha contestualmente riconosciuto alcuni limiti. Su questi, per esempio la campagna Ero Straniero ha elaborato alcuni emendamenti da presentare alla Camera riguardo al Decreto Rilancio.
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