Con il rientro tra i banchi di scuola, Save the Children riaccende i riflettori sulla scuola italiana pubblicando il Rapporto “Alla ricerca del tempo perduto”, un’analisi complessiva delle diseguaglianze nell’offerta di tempi e spazi educativi a scuola, che tratteggia uno scenario sconfortante tra povertà materiale, educativa, dispersione scolastica, e non solo.

La povertà educativa, ovvero la privazione da parte dei bambini, delle bambine e degli/delle adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni, rischia di aumentare sostanzialmente con il crescere della povertà materiale. Nel 2021 erano 1 milione e 382mila i minori in povertà assoluta nel nostro Paese, un dato in crescita rispetto all’anno precedente e che potrebbe ulteriormente innalzarsi a causa della grave crisi energetica e dell’impennata dell’inflazione. Lo svantaggio socio-economico si somma poi agli effetti di Covid e DAD per un impoverimento educativo significativo: il 9,7% degli studenti con un diploma superiore nel 2022 si ritrova in condizioni di dispersione “implicita”, cioè senza le competenze minime necessarie per entrare nel mondo del lavoro o dell’Università, mentre il 12,7% dei minori abbandona precocemente gli studi senza raggiungere il diploma. L’Italia veste anche la maglia nera in Europa per il numero di NEET: i 15-29enni fuori da ogni percorso di lavoro, istruzione o formazione, sono il 23,1%, contro la media UE del 13,1%. Dati che si aggravano ulteriormente se declinati a livello territoriale, giacché le regioni del Sud registrano percentuali ben più alte della media nazionale, evidenziando forti squilibri di opportunità e prospettive future. Basti confrontare il dato sulla dispersione implicita in Campania che si attesta al 19,8%, più del doppio rispetto alla media del Paese, o la dispersione esplicita in Sicilia al 21,1% che supera di quasi 9 punti percentuali la media nazionale.

Il rapporto evidenzia inoltre la relazione effettiva tra diseguaglianze di offerta sui territori e esiti scolastici, analizzando elementi strutturali del sistema scolastico a livello nazionale e locale, in termini di spazi, servizi e tempi educativi. Confrontando le 10 province italiane con il tasso di dispersione implicita più bassa e quelle con il tasso più alto, si rileva che nel caso delle prime, le scuole primarie hanno assicurato una maggiore offerta di tempo pieno (31,5% contro il 24,9% delle province ad alta dispersione), un maggior numero di mense (25,9% contro il 18,8%) e di palestre (42,4% rispetto al 29%), oltre ad essere dotate di certificato di agibilità (47,9% contro il 25,3%). Un quadro che dimostra come un’offerta adeguata di spazi e tempi educativi possa contribuire positivamente a ridurre le diseguaglianze educative territoriali, in particolare per i minori in contesti di svantaggio socio-economico.

Per fare la differenza è quindi necessario potenziare l’offerta scolastica e la sua qualità con investimenti significativi: Save the Children chiede che sia stanziato il 5% del PIL per l’istruzione, una scelta coraggiosa che mira a garantire tempo pieno, mense, palestre e scuole sicure in tutti i territori, soprattutto laddove queste sono una rarità, come in Molise e Sicilia dove le classi della primaria a tempo pieno sono rispettivamente solo il 7,5% e l’11,5%. Investimenti che devono puntare ad invertire il ciclo negativo di povertà materiale ed educativa, rilanciando la scuola anche a partire dai desideri di docenti:

“…Dobbiamo aprire la scuola alla comunità e viceversa (genitori, insegnanti, alunni). Tenerla fisicamente aperta oltre l’orario delle attività didattiche, anche d’estate, affidando gli spazi alle organizzazioni del terzo settore, coinvolgendo anche le imprese. I patti educativi di comunità rappresentano uno strumento importante per favorire la cooperazione tra scuola e comunità…”

“…I fondi PNRR rappresentano un’occasione unica per trasformare la scuola, ma si rischia di fare un buco nell’acqua, se non si aiutano le scuole a fare progettazione per innovare e sperimentare. Finiranno in scuole che non sanno come investirli. Bisognerebbe coordinare i fondi a livello territoriale, utilizzarne una parte per sostenere le scuole che hanno creato progetti innovativi e creare dei team, composti da dirigenti e docenti, che assistano le altre scuole allo sviluppo di progettualità. Sarebbe un investimento con un forte impatto…”

e di alunni e alunne:

“…Mi piacerebbe fare degli incontri una volta a settimana con i professori o con uno psicologo per poter conoscere meglio i miei compagni e me stesso…”

“…Sarebbe bello se potessimo programmare la giornata assieme ai professori…”

“…Vorremo andare a scuola il pomeriggio e non fare i compiti a casa…”

 

Leggi il rapporto completo ed il comunicato stampa.
Guarda il video realizzato dai ragazzi.