Nel suo primo rapporto, pubblicato il 13 gennaio scorso, sull’attuazione da parte dell’Italia della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, nota come Convenzione di Istanbul, il Gruppo d’Esperte (GREVIO) ha accolto con favore una serie di riforme legislative per fermare la violenza.

Alcune di queste iniziative legislative hanno consentito di realizzare importanti progressi. Basti pensare a:

  • Legge n. 38/2009 che introduce il reato di stalking;
  • Legge n. 119/2013 che ha formalizzato il dovere delle autorità di sostenere e promuovere, anche attraverso l’allocazione di risorse dedicate, un’ampia rete di servizi di supporto rivolti alle vittime;
  • Decreto Legge n. 80/2015, che concede alle donne vittime di violenza un congedo speciale retribuito;
  • Legge n. 4/2018, che contiene diverse misure a favore degli orfani delle vittime di violenza domestica;
  • Legge n. 69/2019, ovvero il c.d. Codice rosso.

Con riferimento alla protezione e del sostegno alle vittime, GREVIO ha ritenuto che in via prioritaria le autorità nazionali dovrebbero allocare risorse adeguate e ulteriori soluzioni che garantiscano una risposta multi-agenzia coordinata agli episodi di violenza, tramite il coinvolgimento delle autorità locali e di tutte le parti interessate, tra cui, le ONG che gestiscono case rifugio. Inoltre, è stata posta attenzione ad alcune lacune legislative, tra la quali l’assenza di rimedi civili efficaci contro qualsiasi autorità statale incapace a prendere misure preventive o protettive necessarie a sconfessare il fenomeno. Rispetto ai minori, un aspetto che merita l’attenzione da parte delle autorità è quello relativo alla determinazione del diritto di custodia e di visita. Il GREVIO ha infatti sottolineato come le correnti disposizioni di legge, che consentirebbero di dare priorità, in caso di violenza contro le donne, al superiore interesse del minore rispetto al principio della genitorialità condivisa, siano usate raramente. Da tale punto di vista, il GREVIO ha pertanto espresso preoccupazione per la tendenza del sistema attuale ad esporre a una vittimizzazione secondaria le madri che cercano di proteggere i figli denunciando la violenza. Con riguardo alla violenza assistita, GREVIO ha sottolineato come sia difficile valutare fino a che punto i minori testimoni di episodi di violenza domestica abbiano accesso a servizi di protezione e supporto adeguati. L’accesso sarebbe ostacolato dalla tendenza delle agenzie competenti a minimizzare gli episodi di violenza. Ma minimizzare la violenza significa anche minimizzare il pericolo che ciò comporta per la sicurezza e il benessere della madre e del bambino. Inoltre, da tale punto di vista, risulta essenziale ascoltare la voce del minore e tenere in debita considerazione la sua opinione.

Il meccanismo socio-culturale di minimizzazione e razionalizzazione della violenza rappresenta una delle criticità su cui è necessario intervenire in un’ottica di prevenzione. Tuttavia, al fine di contenere e gestire il fenomeno della violenza domestica e assistita, è necessario intervenire su tre assi fondamentali: prevenzione – emersione – protezione. Solo in questo modo è possibile scardinare la sterotipizzazione diffusa dei rapporti di genere, favorire un’identificazione precoce per la rapida messa in protezione delle vittime e rafforzare la tutela giuridica e i percorsi di cura di queste ultime.

Per approfondire:

Rapporto “Gli stereotipi sui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza sessuale” dell’Istat al link

Rapporto “Attuazione della Convenzione di Istanbul” delle Associazioni di Donne al link

Progetto i Germogli di Save the Children al link