Il caso riguardava 32 cittadini
afghani, due cittadini sudanesi e un cittadino eritreo i quali
sostenevano di erano entrati illegalmente in Italia dalla Grecia e
essere stati rinviati immediatamente indietro, con il rischio di
essere espulsi nei rispettivi paesi d’origine, dove hanno affrontato
il rischio di morte, tortura o trattamenti inumani o degradanti.

La Corte Europea ha dichiarato, a
maggioranza, per quanto riguarda quattro i ricorrenti, Reza Karimi,
Yasir Zaidi, Mozamil

Azimi e Najeeb Heideri, avendo essi
mantenuto contatti regolari con il loro avvocato nel procedimento
dinanzi alla Corte, che vi sono state le seguenti violazioni.

1. Una violazione da parte della Grecia
dell’articolo 13 (diritto ad un ricorso effettivo) combinato con
l’articolo 3, (divieto di trattamenti inumani o riguardo) della
Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo per mancanza di accesso
alla procedura di asilo per i richiedenti sopra nome e il rischio di
deportazione in Afghanistan, dove vi è il rischio di essere
sottoposti a maltrattamenti;

2. Una violazione dell’ Italia in
ordine all’articolo 4 del Protocollo n ° 4 (divieto di espulsioni
collettive di stranieri);

3. Una violazione dell’ Italia
dell’articolo 3, in quanto le autorità italiane, con il ritorno dei
ricorrenti verso la Grecia, li aveva esposti ai rischi derivanti
dalle carenze nella procedura d’asilo di tale paese;

4. Una violazione da Italia
dell’articolo 13 combinato con l’articolo 3 della Convenzione e
l’articolo 4 del protocollo

No. 4 a causa della mancanza di accesso
alla procedura di asilo o di qualsiasi altro rimedio nel porto di
Ancona.

Il testo della sentenza è disponibile in francese (allegato)